Fare di Gesù la propria “casa”, lo spazio del proprio riposo. Ed esserlo gli uni per altri

Essere gli uni per gli altri, come Gesù, “casa”, ossia ‘spazio’ dove l’altro possa trovare riposo, intimità, gioia, calore umano e serenità interiore, in un mondo dove troppe esistenze sono come inferni ambulanti”.  

Commento al vangelo della XIII domenica del Tempo Ordinario Anno A

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Nella prima lettura una donna decide di costruire una stanza e di arredarla, perché il profeta Eliseo, quando si trova di passaggio, vi possa trovare uno spazio di riposo, di preghiera e di intimità con Dio. Allo stesso tempo egli può vivere l’amicizia profonda con la coppia che lo ospita, anzi, l’essere famiglia. L’iniziativa è della donna e il marito acconsente. La coppia rinuncia a qualcosa di suo, compie un gesto di grande carità perché un uomo di Dio possa avere, nella loro casa uno spazio di ristoro interiore.

Eliseo trova questo spazio di intimità non solo nella stanza che gli hanno costruito ma nella stessa famiglia che lo accoglie, perché in essa sperimenta quel calore umano che dà senso alla vita e dà il coraggio a continuare il cammino quando la stanchezza mette a dura prova le motivazioni.   

Solo chi ama può compiere un gesto come quella della coppia verso Eliseo e non pretendere nulla in cambio. Credo che questo racconto sollevi in noi non una ma tanti interrogativi. Lasciamo che ognuno faccia salire dal cuore le domande che lo Spirito Santo gli suggerisce.

Nel vangelo Gesù sembra dire proprio l’opposto. “Chi ama il padre, la madre, il figlio o la figlia più di me non è degno di me”. Invece di perderci nell’apparente durezza delle parole di Gesù, abbiamo l’opportunità di rileggerle alla luce dell’esperienza di Eliseo. Gesù non pone alcun antagonismo, alcuna competizione fra l’amore ai propri cari e l’amore a lui. Perché nell’amore verso propri cari ognuno sperimenta quel calore umano dà senso alla vita. Ma dobbiamo chiederci: quel calore da dove ha il suo punto sorgente se non in Dio?

Gesù non chiede di stare al primo posto per gelosia. Se lo mettiamo al secondo o terzo posto, dietro gli affetti a noi più cari, non stiamo facendo come chi monta un faro al muro, in una stanza, e poi gli mette un armadio, magari pregiato, davanti? Se mettiamo Gesù al secondo posto, abbiamo oscurato la sorgente della luce che fa brillare della sua vera bellezza tutto quello che per noi viene prima di lui.

Cosa vuole Gesù da noi? Vuole che facciamo di lui lo spazio della propria intimità con Dio, del proprio riposo, lo spazio per ritrovarsi con sé stessi e rigenerarsi. Gesù vuole essere per noi la nostra casa, la nostra stanza interiore, come la stanza dove il profeta Eliseo si ritirava per stare in solitudine, o meglio, nella compagnia di Dio.

In un mondo che de-umanizza l’umano e crea grandi vuoti interiori, dove troppi vivono come inferni ambulanti, noi siamo chiamati ad essere, come Gesù, gli uni per gli altri, spazio di riposo, di intimità, di gioia, calore umano e serenità di vita.  

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