Ritrovare la via dell’amicizia e della compassione sociale

La Giornata annuale per la Vita indetta dalla Chiesa italiana (quest’anno – 2022 – il tema è “Custodire ogni vita”), pone l’accento in particolar modo sulla difesa della vita nascente e di quella giunta al suo tramonto. Non è solo la chiesa Cattolica a tenere questa posizione.

In una società caratterizzata dal pluralismo di pensiero è normale che ognuno abbia una propria opinione a riguardo. Bisogna chiedersi, però, se “normale” sia sempre e comunque sinonimo di “morale”. Ma questa è una domanda per un’altra riflessione.

In questo pensiero non voglio fermarmi sui temi della vita nascente o di quella anziana, malata o morente. Vorrei fare una riflessione dallo sguardo più ampio.

Penso all’Italia come una delle nazioni al mondo con il triste primato di una gravissima crisi demografica. Non entro in merito alle motivazioni. Penso solo al fenomeno in sé e alle sue conseguenze.

Ci troveremo fra qualche decennio in una nazione dove ogni giovane che lavora dovrà, con le sue tasse, contribuire alla pensione o all’assistenza di due o tre anziani. Sarà inevitabile un collasso dell’intero sistema Italia. Con questo trend l’unica salvezza potrà venire dalla forza lavoro dell’immigrazione regolare e regolata.

Credo (prendetela come opinione personale, anche se non accampata in aria) che a fondamento della crisi generale che la nostra società Italiana sta soffrendo vi sia l’incontro altamente infettivo fra queste due idee:

1) l’individuo e il suo benessere come misura di tutte le cose.

2) una concezione di libertà che non ha più niente a che fare col sangue con la quale essa è stata duramente conquistata, oggi intesa prevalentemente come sinonimo di “sono libero di fare ciò che voglio, quando voglio, nel modo in cui lo voglio, non sono legato ad alcun dovere di tenere in considerazione le conseguenze delle mie azioni e nessuno ha il diritto di porre limiti alla mia libertà. Anzi, aggredisco chi ci prova”

Conseguenza di quanto detto:

1) la scomparsa della compassione e perfino del buon senso dalle relazioni umane e dal tessuto sociale.

2) la crescita esponenziale delle solitudini in tutte le forme possibili, soprattutto nelle città (ma ormai ovunque).

Quando muoiono la compassione, l’accoglienza e l’inclusione, muore la società. E se muore la società è perché le persone che la costituiscono sono individui interiormente morenti.

Possiamo fare tutte le battaglie civili e dibattiti parlamentari sulla vita umana nascente o sul trattamento di fine vita (le battaglie, i dibattiti e perfino gli scontri sono ancora a segno di una certa vitalità) ma se la società non ritrova una strada verso la riscoperta della compassione e della percezione che siamo tutti legati, nel nostro destino, gli uni agli altri, ogni dibattito scadrà nel più disumano degli scontri. E ognuno si sarà trasformato in nemico dell’altro.

Nasce, così, l’anti-società fondata sull’aggressione. Due tra i tanti “ingredienti” che alimentano l’aggressione sociale sono:

1) l’abolizione della verità e della comune ricerca di essa e la sua sostituzione con un’adesione cieca e di pura convenienza al pensiero del più forte, per il solo fatto che il più forte potrebbe, forse, essere una risorsa per le mie necessità. In questo modo, bene e male non esistono più. Esistono solo pezzi volanti e schegge di versioni sovrapposte sui fatti in questione. Ha ragione chi grida più forte, chi promette di più o chi intimidisce di più.

2) La moltiplicazione e il pullulare di opinion maker e influencer che, senza alcuna conoscenza del mondo reale e della sua complessità, si esprimono su tutto, in modo sconnesso e scoordinato, al solo scopo di guadagnare consensi e dopo aver convinto sé stessi che ogni loro parola è verità assoluta (vi capita di fare caso alle esternazioni di Fedez o di aver visto una puntata dei Ferragnez?). A parte il caso di Chiara Ferragni e Fedez, è universalmente riconosciuto che sul mondo dei social sono molti quelli che sentenziano su tutto credendo di avere un cassetto della propria scrivania (ma ce l’hanno una scrivania?) pieno di lauree immaginarie. Ricordate le parole di Umberto Eco?

Tornando all’argomento, a necessitare oggi di una difesa strenua non è l’individuo o la sua libertà assoluta ma un’idea di convivenza umana basata sui principi di comunità, di solidarietà e di compassione e su una ricerca condivisa di una verità nessuno può dire di possedere.

Per quanto riguarda proprio la ricerca della verità, il pensiero unico non è la via. A questa è ricerca devono essere i benvenuti tutti: da qualunque idea politica o religiosa o concezione della vita provengano. L’essere ateo rispetto all’essere credente, nella ricerca della verità e di una società migliore non è un male. È l’incontro tra due diversità che possono costruire qualcosa di buono se sono sinceramente animate da un comune desiderio di bene.

Resta la domanda: se una nazione ha paura della vita perché alla radice è più preoccupata dello spettro della povertà che del valore della vita stessa, quali speranze abbiamo di invertire la rotta nell’arco di qualche generazione e rimettere in piedi una nazione che ha dato al mondo secoli di civiltà?

I giovani europei stanno perdendo la fede

“La mia impressione è che il titolo arriva in ritardo rispetto alla realtà. Da anni le giovani generazioni di molti paesi dell’Europa Occidentale non hanno mai avuto un contatto con la fede. Eppure si stanno trovando davanti all’irruzione di nuove religioni che chiedono di poter influenzare la vita pubblica. I dati provenienti dall’Est sono ancora più preoccupanti.

(E.C.)

La religione e in particolare il cristianesino versa in grave condizioni di salute. Questa è la conclusione di un nuovo rapporto curato da Stephen Bullivant, professore di teologia e sociologia della religione alla St Mary’s University di Londra. Lo studio che trovate qui si concentra sui giovani europei ma non contempla l’Italia che è insieme alla Polonia il Paese più cattolico d’Europa. Il senso però è che la religione sta morendo e l’Europa sta diventando una terra senza Dio. “Con alcune eccezioni degne di nota – ha dichiarato il professore al Guardian – i giovani adulti non si identificano sempre più o praticano la religione”.

Perdere la fede.  Diciamo subito che i giovani nella Repubblica Ceca sono dei senza Dio. In precentuale rispetto agli altri Paesi, chiaramente. Il 91% dei giovani dai 16 ai 29 anni afferma di non credere in Dio. La stragrande maggioranza (80%) dei giovani in Estonia afferma lo stesso, così come il 75% degli svedes

Nel Regno Unito, il 70% non ha religione e solo il 7% si definisce anglicano  mentre il 6% dei giovani si definisce musulmano. In Francia sei giovani su dieci non hanno un credo. Complessivamente, in 12 dei 22 Paesi studiati, oltre la metà dei giovani dichiara di non identificarsi con alcuna religione o denominazione particolare. Inutile dire che i più credenti sono polacchi e lituani.

Ma anche gli europei che sono religiosi non praticano

Meno della metà dei cattolici europei va regolarmente a messa. In Polonia, il 47% va una volta alla settimana. Ma in Belgio solo il 2% lo fa. Gli unici paesi europei in cui oltre il 10% dei giovani tra i 16 ei 29 anni afferma di frequentare servizi religiosi almeno settimanalmente erano Polonia, Portogallo e Irlanda. Come dire: tutto finito.

Fonte: http://www.infodata.ilsole24ore.com/2018/05/08/giovani-europei-stanno-perdendo-la-fede/#print

Divorziati risposati e comunione. Un chiarimento.

Italian Cardinal Francesco Coccopalmerio, president of the Pontifical Council for Interpreting Legislative Texts,  leaves the morning session of the extraordinary Synod of Bishops on the family at the Vatican Oct. 16. (CNS photo/Paul Haring)

Il chiarimento viene nientemeno che dal Cardinale Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, sul tanto dibattuto capitolo VIII di Amoris Laetitia di papa Francesco. 

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L’interpretazione del capitolo ottavo dell’Amoris Laetitia continua a far discutere. Il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi, autore di un opuscolo sull’argomento, ci riceve in un salottino del palazzo di piazza Pio XII per rispondere alle domande di In Terris.

Eminenza, non è in discussione la dottrina sull’indissolubilità del matrimonio. Lei spiega nel suo scritto che in alcune circostanze è possibile per i divorziati accedere ai sacramenti. Non è una forma mascherata di accettazione del divorzio?

“Si dice chiaramente che queste situazioni non sono né legittime né regolari. Questo significa che il matrimonio è indissolubile, altrimenti si direbbe che queste unioni sono legittime perché sciogliendo il precedente matrimonio ci troviamo in questa nuova unione. Quindi chiaramente il presupposto è che il matrimonio è indissolubile”.

Ma questo come è compatibile con il discorso della grazia santificante necessaria per ricevere la Comunione?

“Faccio un caso che mi sembra emblematico, anche se non è l’unica forma in cui si verifica questa situazione. Una donna libera da vincoli matrimoniali va a convivere con una persona legata da un matrimonio canonico con tre bambini piccoli; questa donna alleva i tre bambini, non senza difficoltà salva la vita dell’uomo che stava disperandosi, c’è questa unione che dura da 10 anni. E’ un’unione illegittima, la donna se ne rende conto… forse all’inizio no ma adesso se ne rende conto. Vorrebbe cambiare, lasciare questa unione e tornare come prima. Ma non può farlo, almeno ora, perché, è importante anche la motivazione, danneggerebbe gravemente quattro persone, i 3 ragazzi che la considerano mamma e l’uomo che la considera come suo sostegno, la sua vita. Di fronte a questo desiderio, questo proposito di cambiare, nella impossibilità di farlo, il Papa dice guardiamo a questo proposito e diamogli tutta l’importanza. Questa persona è convertita, eh? Desiderosa di essere secondo la legge di Dio. Non può farlo, però, non può in questo momento attuare il suo proposito. E allora anziché dire ‘tu non sei in linea con la legge di Dio e quindi ti scarto, non ti do i sacramenti’, posso dire ‘tu sei in linea con la legge di Dio perché hai il proposito di cambiare ma non puoi farlo’. Si dà tutta l’importanza, tutto il valore al proposito tenendo conto che questo proposito non è oggi attuabile. Sarebbe come dire: il cristiano deve comportarsi così ma abbiamo un cristiano che per certi motivi non ha la capacità di agire, ha avuto una vita di un certo tipo e adesso non ha la capacità di comportarsi così; però ha il desiderio di vivere secondo questo ideale e allora farà quello che potrà. Agirà per il 50% dell’ideale, col desiderio di arrivare al 100%; e allora perché io devo aspettare che arrivi al 100% per dargli i Sacramenti e non posso cominciare a valorizzare il 50%? Non può fare di più ma ha l’intenzione di arrivare al 100%. Questo proposito, nell’impossibilità di fare di più, mi permette di riconoscere che per lui è l’ideale in questo momento, per lui è il massimo. Tutta la differenza ermeneutica è qui: c’è un massimo ideale e un massimo concreto. Parlo di massimo concreto perché per questa persona in queste condizioni il massimo è questo”.

Una simile apertura non rischia di creare alibi e quindi favorire quella cultura del provvisorio che il S. Padre critica tanto?

“Evidentemente la nostra catechesi deve essere tale da evitare questo pericolo, questa deriva, questa falsa interpretazione. Si tratta di predicare, di fare catechesi in modo che i fedeli possano capire. Anche se non è facile, ma quando mai il Vangelo, la dottrina cristiana è stata facile?”

Tra le condizioni che possono modificare la gravità del peccato si fa riferimento anche all’incapacità di ritenere come buona la norma morale…

“Sì, questo è facile”.

Non si rischia di introdurre così elementi di soggettività pericolosi?

“Se io non conosco la norma non la posso mettere in pratica. Il caso più frequente è che la conosco però ritengo, ho la convinzione che non sia buona. E questa convinzione in cosa consiste? Nel fatto che ho la certezza che la norma non è buona, non ha nessun valore. Ma perché ho questa certezza? Perché sono stato educato così, mi hanno sempre detto così e non ho colpa di questa mia certezza falsa. Perché se avessi colpa non sarebbe il caso che sto ipotizzando. E’ quella che in teologia morale si chiama coscienza erronea invincibilmente tale. In questo momento non ho colpa di quello che ritengo, falsamente, per me sia la cosa giusta. E se la norma mi dice una cosa diversa io dico ‘ma no, questa norma non ha valore’, il che è uguale a ignorare la norma”.

Come è cambiato l’atteggiamento della Chiesa nei confronti delle convivenze?

“Ci possono essere matrimoni solo civili o convivenze di fatto. Innanzitutto sono unioni non legittime: tra due cristiani l’unione legittima è il matrimonio canonico, davanti alla Chiesa. Però la Chiesa dice: guardiamo agli elementi positivi che ci sono in questa unione, per esempio sono due che si vogliono veramente bene, non si sono ancor decisi per il matrimonio perché temono di non essere capaci di portare avanti questa unione specialmente se ci sono dei figli perché non hanno risorse economiche sufficienti, però intanto si vogliono bene, sono fedeli l’uno all’altra, hanno intenzione di creare una famiglia stabile, oppure sono sposati civilmente perché non hanno ancora capito l’importanza del matrimonio canonico e ritengono di essere a posto così (un caso di conoscenza della norma ma di non conoscenza del valore della norma, come dicevamo prima). Vediamo gli elementi positivi, magari sono ragazzi che si impegnano in chiesa, nella società… diamo importanza a questo però pastoralmente conduciamoli verso la pienezza di questa unione col sacramento del matrimonio. La linea è valorizzazione di quello che c’è di buono e dialogo per arrivare alla condizione piena”.

Ma in questo caso è possibile accedere ai sacramenti?

“Direi che bisogna essere un po’ più attenti. Sì, potrebbe essere un caso di concessione dei sacramenti se si verifica un caso di impossibilità analogo a quelli di cui abbiamo parlato, ma direi che bisogna essere molto attenti, non essere facili in questo discernimento, occorre prudenza e anche un certo grado di severità. Però i principi possono essere gli stessi.
La Chiesa, lo ricorda il Papa, non deve rinunciare a proporre l’ideale alto del matrimonio cristiano. Cosa si può fare per favorire la formazione dei giovani in questa direzione?
Il documento ne parla in varie occasioni, questo dell’educazione, della catechesi è continuamente richiamato. Si tratta di fare piani pastorali che portino a compimento questa intenzione della Chiesa di formare i fedeli alla comprensione del matrimonio, della famiglia. Tutto il Sinodo, e poi l’Amoris Laetitia, è stato in questa linea di far capire la bellezza del matrimonio. Anche il capitolo VIII inizia con un’esposizione su cos’è il matrimonio e ci si lamenta che certi giovani non lo capiscano bene, trascurino questa concezione, non siano ben formati”.

La posizione di quattro cardinali sull’esortazione è stata forse la più fragorosa ma non sembra completamente isolata nella Chiesa. Si tratta solo di “rigidità pastorale”, per usare parole del Papa? Non vede il rischio di dolorose fratture?

“Fratture dolorose non penso. E’ una mentalità però che è comprensibile. Mettiamo un esempio semplicissimo, una persona che non va mai a messa la domenica, perché ha contratto questa abitudine, ha impostato la sua domenica in un certo modo. Tu gli dici: no, devi andare a messa tutte le domeniche. ‘Ma so già che non ce la faccio, è la replica, dovrei cambiare tutta la mia impostazione. Però ho il desiderio di arrivare a quello’ e dice al confessore ‘ti prometto che andrò a messa una volta al mese. Di più non ce la faccio. Però ho il desiderio di arrivare ad andare tutte le domeniche…’ Io in confessionale lo assolvo, perché ha l’intenzione di andare tutte le domeniche ma ha l’impossibilità che è data dalla sua impostazione di vita che non può cambiare da un giorno all’altro. Hai il 25% di bene e il 75% di non bene però hai il proposito di arrivare al 100%. Benissimo, ti assolvo, vai all’Eucarestia… tendi però verso il 100%. Uno potrebbe dire: ‘il confessore ha valorizzato il 25% ma ha dimenticato il 75%, quindi è come se avesse detto che si può andare a messa una volta al mese’. Se uno ha questa paura che la valorizzazione del 25% significhi dire che si può andare a messa una volta al mese e quindi ha paura che la dottrina sia intorbidata da questa concessione, da questo riconoscimento del minimo, allora si ribella. Ma io non affermo che si può andare a messa una volta al mese. Dico solo che per questa persona, non potendo fare di più, questo è il massimo. C’è un massimo di proposito e un minimo di attuazione. Io metto insieme le due cose. La dottrina rimane sicura: a messa si va tutte le domeniche. Ma riconosco che per te questo è il massimo. E questo è molto bello, è l’ontologia concreta delle persone. Ho davanti una persona che non riesce ad andare a messa tutte le domeniche. Però ha il bellissimo proposito di andare e già lo mette in pratica per il 25%”.

Non c’è il rischio di disparità di trattamento nelle varie diocesi o parrocchie?

“Le persone sono diverse… Poi spetta alla Conferenza episcopale dare indicazioni che possono essere anche difficili però bisogna impegnarsi. Tu non hai davanti delle persone ideali, hai davanti persone concrete. Questa è la sottolineatura che il Papa ha fatto”.

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Fonte: http://www.interris.it/2017/02/18/113409/posizione-in-primo-piano/schiaffog/vi-spiego-la-comunione-ai-divorziati.html

 

 

ECCO PERCHE’ L’IDEOLOGIA GENDER ESISTE

E’ un vero progetto che mira a ridefinire le stesse fondamenta di ciò che significa essere “persone” e “umanità”… un progetto per un’altra società, molto lontana e diversa da quella che conosciamo. E.C.
gender-symbols
Hortensia Honorati – 

Gender: una parola, sei lettere, una rivoluzione. La teoria messa a punto dal dr. John Money ha scosso le fondamenta scientifiche, morali e psicologiche del pensiero umano sulla sessualità. Dopo anni di ricerche ha ipotizzato che ogni individuo possa definire la propria identità di genere in base al contesto socio-culturale e non più secondo una realtà biologica; le persone – sempre secondo questa dottrina – potranno stabilire il proprio sesso con la stessa facilità con cui si sceglie un vestito da indossare. Tutto ciò senza però considerare che psiche e corpo non sono separate tra loro, ma vivono in una comunione che se interrotta può rivelarsi drammatica.

Il problema è che questi studi non sono rimasti tali ma si sono concretizzati in un vero progetto educativo. Mimetizzandosi dietro i termini burocratici di un atto amministrativo, la teoria gender è arrivata tra i banchi di scuola scatenando una guerra mediatica e dividendo il Paese tra sostenitori, oppositori e chi ne nega l’esistenza. La novità è che non solo genitori ed insegnanti hanno urlato il loro disappunto, ora anche il mondo della scienza scende in campo; uno schiaffo a chi pensa che quella del gender sia una battaglia portata avanti solo da una Chiesa bigotta. E’ il caso di 18 psicologi delle Marche che si sono ribellati all’Ordine regionale e a quanto dichiarato dal loro presidente, Luca Pierucci. Quest’ultimo ha detto molto chiaramente: “Non esiste l’ideologia del gender” e criticando quanti scesi in piazza San Giovanni a Roma il 20 giugno scorso, ha ammonito: “Non si possono e non si debbono utilizzare e distorcere informazioni basate su ricerche e studi scientifici a fini propagandistici e confusivi”.

Per questo motivo il gruppo di professionisti ha redatto una nota in cui prende le distanze dalle affermazioni di Pierucci, il quale oltretutto ha spiegato che l’Ordine continuerà a promuovere le iniziative sul tema. Tra i primi firmatari del documento compare il nome di Paolo Scapellato, psicologo e psicoterapeuta maceratese e docente di Psicologia Clinica presso l’Università Europea di Roma. La prima importante chiarificazione da fare è se il gender sia una teoria o un’ideologia: “Una teoria – dice il dott. Scapellato – è un sistema di conoscenze riguardanti un aspetto particolare dell’esistenza che ne spiega la natura e i contorni; in genere una teoria si basa su assiomi di partenza e la sua forza dipende proprio dal grado di dimostrabilità di questi assiomi. Un’ideologia invece è una visione generale di temi più o meno specifici che in genere si basa più su aspettative culturali relative che su una ricerca scientifica”.

“Il gender ha quindi uno sfondo teorico costituito dagli ‘studi di genere’, e uno sviluppo ideologico”. E’ proprio a quest’ultimo che appartengono i famosi progetti di ‘educazione sessuale’ arrivati nelle scuole italiane, i quali trovano supporto in un documento sottoscritto dall’ufficio europeo dell’OMS dal titolo ‘Standard per l’educazione sessuale in Europa’. Il problema principale è che dietro ad alcuni condivisibili fini, come la lotta alle discriminazioni e agli atteggiamenti cosiddetti omofobici, possano nascondersi altri obiettivi non dichiarati, oltretutto non in linea con la letteratura scientifica dell’ultimo secolo. “Ad esempio – spiega Scapellato – la psicologia dello sviluppo e la psicologia clinica hanno dato sempre risalto all’immaturità affettiva e sessuale dei bambini, i quali, non avendo ancora categorie mentali ed esperienziali tipiche della sessualità adulta, possono subire traumi psichici importanti se esposti a stimoli sessualmente espliciti (su questo principio si basano tutte le leggi contro la pedofilia). Nel documento dell’OMS c’è scritto invece che i bambini, già a 4 anni, sono consapevoli dei propri desideri e bisogni, che vanno quindi esplorati. Ovviamente questo principio può essere interpretato in molti modi, ma i suggerimenti pratici che vengono forniti lasciano pochi dubbi: al bambino va presentata la sessualità in tutta la sua ‘adultità’, prevedendo lezioni sui rapporti omosessuali e transessuali, aborto, metodi di produzione della vita alternativi ecc. progressivamente dai 4 ai 12 anni”.

Infine c’è da considerare ancora un importante aspetto, ovvero “il tentativo di livellare l’insegnamento della sessualità non tenendo conto dei diversi tempi di sviluppo dei bambini”. Anticipando tematiche che non sono fonte di domande per i bimbi ci si imbatte nella separazione tra affettività e sessualità, enfatizzando così il rapporto fisico a discapito dello sviluppo dei sentimenti.

Diverse associazioni in questi mesi si sono mosse per scongiurare un possibile inserimento di alcune linee guida del gender nella riforma della “Buona Scuola” da poco approvata in Parlamento. Un’eventualità smentita seccamente, giusto ieri, dal ministro Stefania Giannini. “Chi ha parlato e continua a parlare di `teoria gender´ in relazione al progetto educativo del governo Renzi sulla scuola – ha spiegato durante la trasmissione “Melog”- compie una truffa culturale e voglio dire con chiarezza: noi ci tuteleremo con gli strumenti adeguati”. Pronta è arrivata la replica da parte di La Manif Pour Tous Italia. “Per restare liberi di educare i nostri figli quest’anno ogni scuola sarà una trincea” ha affermato in una nota Filippo Savarese, portavoce dell’associazione, tra le organizzatrici del Family Day del 20 giugno. “Le minacce del Ministro Giannini sono di una gravità inaudita: il Governo minaccia i cittadini che criticano le sue leggi, e accusa di psicosi collettiva il milione di persone sceso in piazza a Roma il 20 giugno – ha proseguito il comunicato -. La riforma della scuola rinforza la presenza di attività ideologiche sull’identità di genere nei Piani dell’Offerta Formativa, stiamo organizzando una rete nazionale anti-Gender che collegherà tutto il territorio, coinvolgendo migliaia di famiglie. Saremo pronti a difendere i nostri diritti in tutti i Tribunali d’Italia e di nuovo in piazza se sarà necessario, come sembra essere”. E in effetti stupisce che un ministro intervenga in modo così duro, non tenendo conto delle legittime preoccupazioni di esperti e genitori. I quali temono che le giuste misure anti omofobia non abbiano confini definiti, consentendo la diffusione di metodi d’insegnamento in linea con il gender. Non dimentichiamo che in questa partita ci giochiamo il futuro dei nostri figli, il quali rischiano di essere coinvolti, loro malgrado, in un progetto ideologico che potrebbe distruggere ogni diversità, col rischio di cancellare la stessa identità dell’uomo.

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FONTE: http://www.interris.it/2015/09/17/72754/posizione-in-primo-piano/schiaffog/ecco-perche-il-gender-esiste.html

Progetti applicati nelle scuole italiane ispirati alla teoria gender

FONTE: http://www.notizieprovita.it/wp-content/uploads/2015/06/Speciale_Dossier_Progetti_Gender_Scuola_ProVita.pdf

In questo dossier riportiamo una selezione dei principali progetti e iniziative, applicati nelle scuole italiane o comunque rivolti a studenti o docenti, che si ispirano alla teoria di genere, prodotto dei “gender studies”, o/e alle teorie omosessualiste delle associazioni LGBT. Queste teorie hanno infatti principi e conseguenze comuni e nella pratica spesso si presentano assieme. Il dossier riguarda principalmente gli anni 2014 – 2015 e non pretende di dare un elenco completo. Sono stati inclusi solo i progetti e le iniziative la cui applicazione poteva essere precisamente determinata quanto a data, luogo e contenuti. Spesso il progetto esaminato non si riferisce solo a un singolo “caso”, in quanto un progetto è suscettibile di applicazione in più istituti scolastici e in alcuni casi si tratta di progetti che hanno coinvolto gran parte del corpo docente, o molteplici scuole, di intere Regioni o Province. I progetti e le iniziative di questo tipo, con il pretesto di educare all’uguaglianza e di combattere le discriminazioni, il bullismo, la violenza di genere o i cattivi stereotipi, spesso promuovono: l’equiparazione di ogni orientamento sessuale e di ogni tipo di “famiglia”; la prevalenza dell’ “identità di genere” sul sesso biologico; la decostruzione di ogni comportamento o ruolo tipicamente maschile o femminile insinuando che si tratterebbe sempre di arbitrarie imposizioni culturali; la sessualizzazione precoce dei giovani e dei bambini.

Clicca qui per accedere al dossier e conoscere i progetti:

http://www.notizieprovita.it/wp-content/uploads/2015/06/Speciale_Dossier_Progetti_Gender_Scuola_ProVita.pdf

 

 

Clicca qui per sapere come difendere i nostri bambini:

https://www.enzocaruso.net/site/difendere-i-nostri-bambini-dallattacco-degli-ideologi-della-teoria-gender-gli-strumenti-ci-sono/

Ideologia gender – Dal Ddl Cirinnà all’approvazione del rapporto Rodrigues

In questi ultimi giorni, anche in alcuni ambienti cattolici, si sta diffondendo una posizione più “benevola” verso le opportunità di discussione e progettualità contenute nella proposta di Legge Cirinnà. I sostenitori di questa posizione parlano di “allarmismo” e di “fondamentalismo” rivolti a coloro che stanno prendendo posizioni forti contro l’argomento.

La contraddizione di questa posizione “cattolico-moderata” sta nel fatto che essa non è “moderata”, ma compromissoria. Certo che lo Stato deve dare un regolamento alle unioni civili e garantire i diritti di tutti i suoi cittadini, anche a chi vive l’omosessualità. D’altra parte, Stato e Chiesa hanno funzioni diverse. Lo Stato non è la longa manus della Chiesa quando si tratta di legiferare in materia di valori morali. Ma accusare di fondamentalismo chi si sente minacciato dalla proposta di legge Cirinnà e sente il bisogno di proteggere un assetto umano e sociale che – tradizionale o non – appare, agli occhi di chi ci crede – l’unico in grado di proteggere la vita delle generazioni che verranno, sembra una vera manipolazione politico-ideologica.

Sembra chiaro che dietro il DDL Cirinnà non vi sia il mero desiderio di regolare le unioni civili. Sembra, invece che vi è un vero progetto che mira a ridefinire le stesse fondamenta di ciò che significa essere “persone” e “umanità”… un progetto per un’altra società, molto lontana e diversa da quella che conosciamo. Qui non si sta legiferando sul codice stradale o sulla sanità. Ma sulla natura dell’essere umano. La domanda è: quale parlamento ha il diritto di ridefinire, per vie di decreti legge, a colpi di maggioranza e per contrapposizioni politico-ideologiche, una visione del mondo e la concezione stessa di “persona”? Se il DDL volesse veramente regolare le unioni civili, lo faccia e si fermi lì. Ma il cancello di fuoco che si apre una volta dovesse essere approvato in via definitiva il DDL, porterà ad uno stravolgimento della vita di milioni di persone. E non in meglio. Gli uteri in affitto, per fare un esempio, sono un abominio contro la dignità stessa della vita. 

Non credo che il DDL Cirinnà abbia come fine regolamentare le unioni civili. Se dovesse passare, credo che sarebbe una delle leggi più tragiche mai concepite dalla Repubblica, e che non rispetta la visione della maggioranza della società. La legge evidenzierebbe la frattura profonda fra politica e società reale, più che in qualsiasi altro dibatto in atto. Credo che il DDL, se non lo è già in origine, diventerà strumento di lobby potenti che non hanno nessun interesse né per la famiglia tradizionale né per le unioni civili, ma solo per gli interessi economici che stanno dietro la creazione di un nuovo ordine sociale che non protegge più la famiglia tradizionale. L’economia che si creerebbe attorno alla maternità surrogata e agli uteri in affitto, sulla genitorialità “pianificata” (vedi lo scandalo venuto alla luce, negli USA, della corporazione della compravendita di pezzi di feti abortiti “Planned Parenthood) produrrebbe profitti enormi per che ne controllerebbe l’industria. Non è la società che vuole tutto questo. E’ chi governa il sistema economico mondiale che vuole aprire nuovi mercati e campi di profitto. 

Quanto a coloro che vivono l’omosessualità, credo che la posizione di ognuno, compreso e soprattutto i cattolici, debba essere anzsitutto di rispetto. Si può rimanere perplessi o in dissenso. La coscienza di un credente può impedirgli di legittimare la presunta “naturalezza” della condizione omosessuale. Ognuno trova il suo modo per cercare di capire la questione.  Come e perché una persona nasca – o diventi – gay sfugge alla mia comprensione. Non sono uno scienziato del genoma umano né un sociologo. Nessuno ha il diritto di giudicare ciò che alberga nel più profondo della coscienza di un altro. Meno che mai di condannare. La carità è la virtù cristiana che ci ricorda che tutti gli esseri umani sono amati da Dio con uguale amore e che nessuno è amato di più perché più “giusto” di un altro. Questa stessa concezione delle cose davanti a Dio si frantuma, perché la grandezza dell’Amore di Dio è talmente infinita da polverizzare ogni pretesa di giustizia da parte di chiunque, al cospetto di Dio. Omosessuale o no, in forza del comandamento supremo dell’Amore, tutti sono nostri fratelli e sorelle e tutti siamo membri dell’unica famiglia umana, con un unico Dio che è Padre di tutti. Di tutti. L’omosessuale, dunque, è nostro fratello. Amarlo non è un atto di gentile concessione, come un atto di benevolenza liberale da parte di chi lo fa. E’ volontà di Dio.

Il DDL Cirinnà, svelato e scomposto nei suoi singoli elementi, non ha a che fare con l’omosessualità. E’ un cavallo di troia per introdurre la dittatura totalitaria dell’ideologia gender, che ben altra cosa è rispetto all’omosessualità. L’ideologia si deve respingere, perché è solo il veicolo di interessi che non hanno a cuore nessuno, né i gay né le famiglie tradizionali ma solo quelli delle multinazionali.

Il cristianesimo cattolico è portatore di una visione della persona umana e chi la professa non lo fa solo per obbedienza ad un dogma. E’ veramente difficile capire perché un cattolico preoccupato dall’espansione dell’ideologia gender debba essere accusato di fondamentalismo, quando nei vari Gay Pride che annualmente hanno luogo in ogni capitale d’Europa, si assistono a scene di volgarità che sconfinano nella pornografia. Mi chiedo, quanti omosessuali approvano tali dimostrazioni oscene a fronte di quanti cercano di vivere la loro vita nel quadro di una normalità, integrati nella società. Davanti a queste visioni oscene del Gay Pride, e di ciò che rappresentano, capisco e sostengo tutte le ragioni delle manifestazioni dei movimenti cattolici e di quanti – anche non cattolici – temono per il futuro. Il Family Day è, dunque, una manifestazione che ha pieno diritto di esistere.

Il vero cristiano non è omofobo. Chi crede nella famiglia tradizionale non è omofobo. L’omofobia, a volte, è una invenzione per demonizzare chi non p disposto a sottomettersi alla dittatura totalitaria dell’ideologia gender

A questo proposito, vale la pena fare un confronto. La legge 184 sull’aborto non fu mai presentata come “Legge sull’aborto”, ma come il suo contrario. La legge, tecnicamente, è fatta bene. Offre la possibilità di strumenti per chi si trova nella difficoltà di portare avanti una gravidanza. Si sarebbero dovute mettere a disposizione delle persone in difficoltà questi strumenti per aiutarli ad affrontare i loro problemi e sostenerli e, solo in caso di impossibilità, o di volontà reiterata, la legge concedeva la possibilità dell’aborto.

A ragione, la legge, ora, è chiamata Legge sull’aborto perché il vero risultato che si è ottenuto è far passare una legge che non ha implementato, in modo serio, gli strumenti che offriva, mentre apriva i cancelli a milioni di aborti, compiuti senza alcuna proposta di aiuto alle donne in difficoltà. E’ più lucroso il business degli aborti che quello dell’educazione e dell’assistenza.

Per questo motivo, facendo i dovuti distinguo circa il confronto fatto con la legge 184, rimango convinto che la Legge Cirinnà opera sullo stesso livello di strategia. Non si tratta, in ultimo, di uno strumento sano per l’educazione alla sessualità dei nostri bambini, ma, ripeto, di un cavallo di Troia che apre le porte a un fiume di altre leggi e provvedimenti che spazzeranno via il potere dei genitori di controllare e orientare l’educazione globale dei loro figli, compresa l’educazione alla sessualità. Quando il diritto a questa educazione è sottratta per legge, alla famiglia e assunta dal potere costituito per via di leggi e decreti, non siamo più in democrazia, ma sotto dittatura.

E’ giusto che lo stato regolamenti pure le unioni civili, se è giunto il tempo di farlo, ma i cristiani hanno il diritto di opporsi alla totale equiparazione delle unioni civili con il matrimonio e all’ideologia gender.

E.C.

Suggerisco altri due articoli sull’argomento:

http://www.notizieprovita.it/notizie-dallitalia/matrimonio-gay-il-ddl-cirinna-e-la-legge-dei-5-imbrogli/

http://www.notizieprovita.it/economia-e-vita/family-day-brandi-miliardi-di-profitti-dietro-lagenda-lgbt/

gender petizione_UE_denatalità

La pubblicazione, su questo blog, vuole essere un sostegno alla diffusione del frutto di lavoro di coloro che lavorano per Pro Vita.

Come da copione, il Parlamento europeo ha approvato il rapporto Rodrigues, intriso di ideologia gender.

esso chiede agli Stati membri ( e però non ha alcuna forza obbligatoria o vincolante) che “le misure sulla parità di genere” siano “applicate a tutti i livelli del sistema di istruzione, includendo la promozione e la formazione degli insegnanti, in modo da porre fine agli stereotipi di genere e contribuire a colmare il divario tra la formazione delle donne e il loro sviluppo professionale”.

Come abbiamo già detto qui, e poi qui, dietro lo  ”Empowering Girls through Education in the EU” (Crescita, realizzazione, delle ragazze attraverso l’educazione nell’UE), la Liliana Rodrigues, membro del Partito Socialista portoghese, punta a far insegnare i soliti principi cari all’ideologia gender in tutte le scuole europee. Anche questo (come il ddl Fedeli) chiede che i testi scolastici siano adeguati alla concezione di uomo-donna-sesso-genere che va tanto di moda, ma che crea confusione nei bambini e nei ragazzi. Anche questo rapporto prevarica il diritto-dovere dei genitori di educare i figli alla morale sessuale naturale. In pratica obbliga genitori ed educatori a rinunciare alla propria libertà di opinione e religiosa, ove non conforme all’ideologia del gender. Quindi contrasta con le norme internazionali che  conferiscono per primi ai genitori il diritto ad educare i figli ( Dichiarazione dei diritti dell’uomo dell’ONU,  Convenzione sui diritti dei bambini,  Convenzione europea sui diritti umani e la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici).

Per di più, il rapporto Rodrigues viola il principio di sussidiarietà su cui si fonda l’UE e su cui si fonda qualsiasi Stato voglia essere davvero democratico: l’ente maggiore (lo Stato, o l’UE), deve rispettare l’autonomia degli enti minori (le famiglie, o i singoli Stati membri). In particolare il Trattato di Lisbona all’art. 5 dice chiaramente che l’educazione non è competenza comunitaria.

Cliccando qui potete leggere la bozza del rapporto (in inglese)

La risoluzione è stata adottata con 408 voti a favore, 236 contrari e 40 astensioni.

In mezzo a tante chiacchiere che insistono sulla parità uomo donna, ma ignorano le naturali diversità tra uomo e donna, il rapporto – secondo la massima che lo riassume sul sito ufficiale del Parlamento UE – promuove l’educazione sessuale fin dalle scuole elementari e invita a “combattere la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, e i deputati invitano la Commissione a sostenere l’inserimento di informazioni obiettive sulle questioni relative alle persone LGBTI nei programmi scolastici, per combattere la violenza e la discriminazione di genere, le molestie, l’omofobia e la transfobia, in tutte le loro forme, comprese le forme di cyber-bullismo o molestie online”.

Se così fosse, se si dovesse fornire informazione obiettiva, bisognerebbe spiegare che l’omosessualità non è naturale… figuriamoci.

DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DALLA LEGGE CIRINNA’

Firma anche tu!

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FONTE: http://www.notizieprovita.it/legislazione/gender-a-scuola-approvato-il-rapporto-rodrigues/

 

1989: alba dell’agenda GLBT (LGBT)

La pubblicazione, su questo blog, vuole essere un sostegno alla diffusione del frutto di lavoro di coloro che lavorano per Pro Vita.

LGBT, Gender, GLBT_decalogo_P.O.

Siamo all’alba dell’agenda gay, nel 1989: si dettano le linee da seguire, le strategie e gli approcci per veicolare il più possibile le buone prassi di una politica GLBT per creare scientificamente una società da laboratorio gay friendly.

l matrimonio gay? «È l’idea più inverosimile che sia mai stata estratta dal cilindro» per «dare inizio all’avanzata del totalitarismo». A parlare così alla Marcia per la famiglia, che ha sfilato lo scorso 19 giugno a Washington, è stato Doug Mainwaring (foto a sinistra), noto attivista omosessuale dei Tea Party convinto che «non c’è bisogno di usare argomentazioni religiose» per opporsi ai matrimoni gay: «Basta la legge naturale, anche se le persone oggi la mettono da parte».

TOTALITARISMO ALLA MOZILLA. Che i figli nascono dall’unione di un uomo e una donna, per Mainwaring, è un’evidenza come lo era fino a dieci anni fa anche «per la comunità gay, ci scherzavano su così: “Questo è mio marito ah ah”». Poi però «i gay e le lesbiche sono stati usati come pedine dai progressisti per dare inizio all’avanzata progressiva del totalitarismo». Quando parla di “totalitarismo”, Mainwaring si riferisce al famoso caso Eich, l’ex ad di Mozilla costretto a dimettersi perché contrario alle nozze gay. In quel caso è stato inviato un messaggio preciso a tutti: «Sta per accadere anche a te. È meglio che tu faccia attenzione». E questo alimenta «l’autocensura» sui temi sensibili, che porta a «dare l’impressione che siamo tutti d’accordo. Chi tace acconsente». Anche per questo, i giudici di mezza America in barba ai Parlamenti stanno legalizzando nei diversi Stati le nozze gay, conseguenza di «strategie di marketing intelligenti» prodotte «con cura artigianale da parte dei gruppi di interesse».

UN’ALZATA DI SPALLE. L’attivista dei Tea Party aveva già parlato di questo tema citando alcune parti del libro degli attivisti gay Marshall Kirk e Hunter Madsen After the Ball (sottotitolato Come l’America vincerà la sua paura e l’odio dei gay negli anni ’90), pubblicato nel 1989, in cui «viene presentato un piano globale per rendere normale il fatto di essere gay e lesbiche». «La strategia artificiosa di marketing di Kirk e Madsen è un successo clamoroso. In molti modi, quello che ora vediamo verificarsi è attribuibile alla loro preveggenza». Basterebbe leggere brani come questo: «Abbiamo in mente una strategia (…) congegnata e potente (…), manipolativa. Non bisogna tentare di convincere la gente direttamente che l’omosessualità sia una cosa buona. Ma se riuscite a far pensare che sia solo qualcosa che non merita altro che un’alzata di spalle, allora la vostra battaglia per i diritti giuridici e sociali è praticamente vinta».

VINCERE GRAZIE ALLA NOIA. Perché? «La discussione – continuano gli autori – libera e frequente sui diritti dei gay (…) dà l’impressione che l’omosessualità sia un luogo comune (…), dove i più moderni e “aggiornati” cittadini accettano o addirittura praticano l’omosessualità (…). La cosa più importante è parlare di omosessualità fino a quando la questione diventa completamente noiosa». E come minare la coscienza e l’autorità della Chiesa? Mainwaring ha citato questo passaggio: «Devono essere rappresentati come istituzioni e figure retrograde e antiquate non al passo con i tempi e con le più recenti scoperte della psicologia. In America contro le chiese [questo metodo] ha già funzionato bene per quanto riguarda i temi come il divorzio e l’aborto».
I gay devono poi essere dipinti come «vittime della circostanza, che non possono scegliere il loro orientamento sessuale esattamente come non si può scegliere la propria altezza (…). In secondo luogo dovrebbero essere dipinti come vittime di pregiudizi».

LAVORARE DAL BASSO. Lo schema di Madsen e Kirk avrebbe dunque funzionato brillantemente: «Siamo bombardati dai loro evidenti successi riportati ogni giorno dai notiziari», ha osservato Mainwaring. Di fronte a uno scenario simile, secondo l’attivista, siccome «i media nazionali sono stregati dal politicamente corretto», occorre «semplicemente e quasi sempre scegliere di ignorarli». In questa fase bisogna solo «parlare liberamente faccia a faccia, in piccoli gruppi o all’interno di congregazioni, parrocchie e organizzazioni civiche», visto che «tutto ciò che viene detto dagli oppositori del programma della sinistra radicale viene distorto (…). In un certo senso, siamo come quelli che in un passato non troppo lontano si opponevano alla tirannia degli Stati totalitari». Si tratta di persone che «vinsero lavorando di nascosto in condizioni più tiranniche e molto più pesanti di quelle che stiamo affrontando ora».
Mainwaring invita ad imitarle «stando coraggiosamente nelle nostre comunità locali», non permettendo «a noi stessi di essere messi a tacere dal politicamente corretto. Rimaniamo fermi sul matrimonio. Rimaniamo fermi sulla vita. Rimaniamo fermi sui diritti dei bambini a nascere e ad avere sia una mamma sia un papà. Abbiamo la verità dalla nostra parte. Abbiamo ragione e loro hanno torto, quindi non c’è da temere». L’unico errore da non fare è «rimanere tranquilli in attesa di trovare un argomento vincente (…). La verità prevarrà, se ognuno di noi aprirà la bocca e la proclamerà. Se posso citare Madsen e Kirk: “Spetta a voi, lettori senza paura, agire”».

Benedetta Frigerio

Fonte: Tempi

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FONTE: http://www.notizieprovita.it/filosofia-e-morale/1989-alba-dellagenda-glbt/

Le tattiche di aggressione e intimidazioni dietro la campagna per i matrimoni gay

E’ una questione di Marketing e di intimidazione.

gender - matrimonio gay

Ho avuto modo più volte di dire che la questione dell’orientamento sessuale (etero o omosessuale) della persona non è oggetto degli articoli che appaiono in questo blog. Ho scelto di non affrontare l’argomento, non per negare la dottrina cristiana sul matrimonio, della quale sono fermamente convinto, nella fede, ma di considerare l’argomento ad un altro livello, quello esistenziale, oltre che morale. E quando scendiamo nel profondo della coscienza delle persone, di tutti, senza discriminazione, anche quelle che si dichiarano gay, occorre rispetto e non si può, non si deve aprire un dibattito come se fosse un argomento da talk show, o peggio, un argomento di attualità politica. Non vedo la positività di fare gli agitatori di piazza contro le persone con orientamento omosessuale. La fede cristiana e cattolica deve suggerire le vie, nella carità, su come affrontare la questione, senza tradire il vangelo. Ma, certamente, ne verrebbe tradito l’uomo se si usasse il vangelo come una mannaia per inchiodarlo al suo peccato, qualunque esso sia.

Altra questione è la battaglia politica, che sta infiammando le due sponde dell’Atlantico, sul matrimonio gay, sull’uguaglianza dei generi (non solo maschio e femmina, ma anche gay, lesbiche e trans-gender) e sull’educazione alla sessualità nelle scuole primarie.

Se guardiamo alla radice il problema, sembra di avere l’impressione che i politici a Washington, Bruxelles, Roma e altrove non abbiano alcun interesse verso la questione, in quanto le energie che vi si stanno investendo sono decisamente sproporzionate rispetto a quelle investite per la protezione (sociale, economica, culturale, civile) della famiglia tradizionale, come se queste fossero una minoranza insignificante da cui non lasciarsi turbare.

Il seguente articolo, tratto dal sito web Pro Vita, da quale sto traendo diverso materiale per far conoscere l’impostazione del problema e i rischi che corriamo, aiuta a capire cosa c’è in gioco.

Dunque, non una campagna contro i gay, ma contro le lobby e le correnti culturali e politiche che stanno tradendo le radici stesse della società perché, dietro alla questione dell’uguaglianza di gender, come sempre, girano interessi miliardari. Ed è qui che vediamo un’opera che osiamo chiamare diabolica. Vogliamo capire, quindi, quali sono le ragioni e le tattiche usate dai lobbisti gender per arrivare al loro scopo, e perché.

E.C.

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Dal sito web Pro Vita

Dalla prefazione dell’autore: Io sono un uomo gay che si oppone al matrimonio tra persone dello stesso sesso. I lettori possono vedere il video del mio intervento su questo argomento risalente all’inizio di quest’anno, alla celebrazione del Raduno per il  Matrimonio su youtube e leggere anche il mio saggio ‘Discorso Pubblico’ “Sono gay e mi oppongo al Same-Sex Marriage”.

Un recente articolo del ‘Daily Beast’“Pennsylvania. Oregon. Il Matrimonio Gay è inarrestabile?” iniziava affermando che “La cascata di sentenze sul matrimonio omosessuale è ora un torrente, sempre più  sostenibile, molto più pronta dal punto di vista dell’immagine che in passato”.  Il pezzo si chiude con questa conclusione:

“Non è un caso che sia in Oregon sia in Pennsylvania le sentenze comincino con le storie di agitazione dei ricorrenti, coppie gay alle quali per troppo tempo è stato negato il diritto di sposarsi. In superficie, quelle storie sono dettagli superflui. Ma da una attenta lettura, sono il motivo per il quale non arriverà l’ondata dei matrimoni omosessuali.”

L’autore sottolinea che si tratta di fatti e storie che hanno guidato le recenti sentenze a favore del matrimonio omosessuale da parte della magistratura ma non quella della Suprema Corte nella sentenza “La Decisione Windsor” del 2013.

La vera storia è questa: è tutta una questione di marketing e di ‘inquadramento’ delle percezioni, unita a tattiche intimidatorie.

Come siamo arrivati al punto in cui, dei giuristi di alto profilo, ignorano la volontà del popolo definita chiaramente attraverso iniziative elettorali, così come dei precedenti legali fissati dalla Corte di Cassazione? Come le decisioni giudiziarie vengono talmente influenzate dalla soggettività, dalle immagini, dalle strategie di marketing intelligente e dalle percezioni prodotte con attentissima cura da parte di speciali gruppi di interesse?

Completamente Fastidioso, sin dal Progetto.

Per comprendere questa evoluzione culturale dobbiamo guardare indietro di un quarto di secolo fino alla pubblicazione di un libro che, fino ad oggi, è stato in gran parte trascurato. Pubblicato nel 1989, After the Ball (sottotitolato, ‘Come l’America vincerà la sua paura e l’odio dei gay negli anni ’90′), ha presentato un piano globale per stabilire la normalità di gay e lesbiche e per assicurare la più ampia condivisione ed accettazione dei diritti.

Il manifesto fu realizzato da una coppia di laureati di Harvard.

Marshall Kirk era un ricercatore in neuropsichiatria.

Hunter Madsen ha studiato politica e ha continuato a lavorare su Madison Avenue, diventando un esperto di tattiche di persuasione pubblica e marketing sociale.

La strategia artificiosa di marketing di Kirk e Madsen è un successo clamoroso.

In molti modi, quello che ora vediamo verificarsi, è attribuibile alla loro preveggenza.

Ecco una litaniaca raffica di brani che fornisce una descrizione del loro piano. Per chiunque abbia prestato attenzione a ciò che è accaduto nella nostra cultura degli ultimi decenni, questo suonerà molto familiare:

“Abbiamo in mente una strategia. . . congegnata e potente. . . manipolativa. . . ed è tempo di imparare da Madison Avenue a spianare i ‘grossi calibri’. I gay devono lanciare una massiccia campagna e l’abbiamo chiamata ‘la conduzione della campagna per la pace’ per andare diritti e raggiungere il risultato attraverso i media. Stiamo parlando di propaganda …”

“Occorre dimenticare di tentare di convincere la gente in maniera diretta che l’omosessualità è una buona cosa. Ma se riesci a fargli comprendere che sia solo un’altra cosa che non merita più di una scrollata di spalle, allora la vostra battaglia per i diritti giuridici e sociali è praticamente vinta.”

“L’applicazione del principio “keep-talking” può convincere la gente a raggiungere lo stadio della ‘scrollata di spalle’. La discussione libera e frequente dei diritti dei gay da parte di una grande quantità di persone e di luoghi dà l’impressione che l’omosessualità è un luogo comune.”

“Il parlarne costantemente instaura l’impressione che l’opinione pubblica è perlomeno divisa sull’argomento e che una considerevole fetta, i più moderni ed ‘aggiornati’ cittadini, accettano o addirittura praticano l’omosessualità. . . La cosa principale è quello di parlare di omosessualità fino a quando la questione diventi completamente noiosa. . .”

“I gay possono minare l’autorità morale di. . . chiese nonché gli stessi seguaci meno ferventi possono essere rappresentati come istituzioni e figure retrograde e antiquate non al passo con i tempi e con le più recenti scoperte della psicologia. Questo ha già funzionato bene in America contro le chiese su temi come il divorzio e l’aborto. Con un numero sufficiente di dibattiti riguardo la prevalenza e l’accettabilità dell’omosessualità, questa strategia può funzionare per i gay. . .”

“Due diversi messaggi sulla vittima gay daranno valore alla comunicazione. In primo luogo il pubblico dovrebbe essere persuaso dal fatto che i gay sono vittime di circostanza, che non possono scegliere il loro orientamento sessuale esattamente come non si può scegliere la loro altezza, il colore della pelle, il talento o le limitazioni. (Noi sosteniamo che, ai fini pratici, i gay dovrebbero essere considerati di essere gay per nascita, anche se l’orientamento sessuale, per la maggior parte degli umani, sembra essere il prodotto di una complessa interazione tra predisposizioni innate e fattori ambientali durante l’infanzia e la prima adolescenza. ). . .”

“E dal momento che non è coinvolta nessuna scelta, l’omosessualità non può essere più riprovevole dell’eterosessualità. In secondo luogo dovrebbero essere dipinti come vittime di pregiudizi. Gli etero non si rendono conto appieno della sofferenza che apportano ai gay. . .”

“In tutta franchezza, siamo convinti che l’intero nostro sistema funzionerà come previsto. . . Spetta a voi, lettori senza paura, di agire.”

Lo schema di Madsen e Kirk ha funzionato brillantemente. Siamo bombardati dai loro evidenti successi nelle notizie ogni giorno.

Inverosimile Integrazione di Idee, Ancor Prima un Romanzo

L’idea che ci sia qualcosa di incostituzionale, se non addirittura ‘anti-umano’, riguardo al rigetto del  ‘matrimonio senza sesso’, ha colto l’immaginazione di chi detiene il potere.

Cerchiamo di essere chiari: finora l’idea del matrimonio tra persone dello stesso sesso non ha vinto alle urne nel novembre 2012, o presso la Corte Suprema degli Stati Uniti lo scorso giugno e neanche tra alcuni giuristi e legislatori. Lo ha fatto e continua a farlo la strategia di marketing sviluppata da psicologi sociali di sinistra.

Cerchiamo di essere ulteriormente chiari.

Il popolo americano non si è innamorato del il concetto di matrimonio omosessuale, proprio per niente. Quindi, come ha fatto la sinistra radicale a prendere il sopravvento nel dibattito inerente il matrimonio omosessuale? Una tecnica identificata da Cass Sunstein e Timur Kuran ne spiega il processo semplice ed efficace: Cascate di Disponibilità.

“Una ‘CASCATA di DISPONIBILITA’ è un processo di auto-rafforzamento della creazione di una credenza collettiva con la quale una percezione espressa, innesca una reazione a catena che dà una percezione di plausibilità crescente attraverso la crescente disponibilità di discorsi pubblici. Il meccanismo-guida comporta una combinazione di motivi informativi e di reputazione:

Gli individui avallano la percezione, in parte imparando dalle credenze apparenti degli altri e in parte distorcendo le loro risposte pubbliche, nell’interesse del mantenimento della accettazione sociale. Gli ‘Imprenditori della Disponibilità’, attivisti che manipolano il contenuto del discorso pubblico, si sforzano di innescare questo processo per spingere avanti i loro programmi.”

In altre parole, si pensi che questi discorsi una volta erano limitati a piccoli gruppi marginali mentre ora con questo metodo guadagna rapidamente l’accettazione sociale, nonché il dominio, perché le persone temono che se essi non ne danno un sostegno pubblico, appariranno sofisticati e non al passo coi tempi, che li renderebbe  emarginati nei loro luoghi di lavoro, scuole, quartieri, chiese, o anche nelle loro famiglie. Il loro pensiero critico viene messo da parte dal loro istinto di autoconservazione.

Correttezza politica

Nessuna tattica, dei poteri che si contrappongono ai costumi giudaico-cristiani, si è dimostrata più efficace della ‘Correttezza Politica’. Perché? Chi non aderisce viene minacciato di isolamento sociale e sospinti verso una ‘depressione anaclitica’. Così, la pressione ‘dell’uguale’ che domina scuole medie, scuole superiori e università conserva tutta la sua potenza terrificante di intimidazione degli adulti americani, causando in moltissimi la soppressione della libera ricerca e ‘ri-orientando’ i loro comportamenti.

Le informazioni e le cascate di opinioni (descritti da Sunstein e Kuran) promulgate dalla sinistra hanno lo scopo di sopraffare e intimidire. Sono la causa per cui, individui con libertà di pensiero in altre situazioni, si impegnano nel preferire la ‘falsificazione’ (negando pubblicamente i propri veri pensieri e valori nel mantenere una posizione sociale positiva).

I media giocano un ruolo enorme nella creazione di informazioni e di ‘cascate di opinioni’ controllandone la narrazione, determinandone il flusso di informazioni e di opinioni. In questo modo la sinistra ha avuto grande successo nel consenso (come descritto da Walter Lippmann), che porta erroneamente le persone a concludere che le nozioni plausibili, come il matrimonio tra persone dello stesso sesso, siano inevitabili.

Il Tallone d’Achille del Matrimonio tra persone dello stesso sesso.

Ma i processi che hanno portato al sorprendente successo della sinistra radicale sono anche il suo tallone d’Achille. Il consenso che viene prodotto non è reale. I fautori del matrimonio tra persone dello stesso sesso non hanno vinto nell’arena delle idee ma hanno vinto attraverso la manipolazione.

La superiorità morale che la sinistra radicale sembra abbracciare è estremamente fragile, perché il suo sostegno popolare è stato fabbricato. Unica speranza della sinistra di mantenere questo sostegno è quello di continuare a sopprimere la libertà di parola e di religione. Non possono rischiare la proclamazione della verità che si tratti della verità del Vangelo, la verità del diritto naturale, o anche il semplice buon senso.

Ma il terreno conquistato dalla sinistra radicale può essere riconquistato. Se siamo altrettanto disciplinati quanto concentrati, come lo sono i sostenitori del matrimonio tra persone dello stesso sesso, possiamo non solo recuperare il terreno perso ma possiamo anche aprire nuove strade. Non dobbiamo disperare; dovremmo riorganizzarci e prepararci a condurre la battaglia in un modo nuovo e diverso.

I Media? Lavorano intorno a loro.

I media tradizionali sono stregati dalla correttezza politica, che rende il nostro compito estremamente difficile, ma non impossibile. I media non potranno mai allontanarsi dal parlare del politicamente corretto, non importa quanto poco plausibile o ridicolo possa essere. Quindi dovremmo, per la maggior parte, semplicemente scegliere di ignorarli, spazzarli da una parte e non aspettarci nulla, se non dei tentativi di blocco.

Ecco perché in questa fase del gioco, parlando liberamente faccia a faccia, in piccoli gruppi, o all’interno di congregazioni, parrocchie e organizzazioni civiche, è più importante che mai. Tutto ciò che viene detto dagli oppositori del programma della sinistra radicale viene distorto  dai collaboratori dei media sulla pubblica piazza. Per questo la piazza non dovrebbe essere il nostro luogo primario dove condurre la nostra attività. Il nostro lavoro proseguirà nelle nostre case e nelle auto mentre si viaggia insieme, ai tavoli da pranzo e sugli sgabelli e nelle chiese e nelle sale riunioni della comunità.

In un certo senso siamo come quelli che in un passato non troppo lontano si opponevano alla tirannia degli stati totalitari e che erano in grado di trasmettere le loro convinzioni, ma ora abbiamo trovato il modo di costruire grandi reti di relazioni locali che possono portare al crollo del totalitarismo.

Dobbiamo essere creativi.

La gente ha trovato il successo lavorando di nascosto in condizioni più tiranniche e molto più severe di quelle che stiamo affrontando ora.

Cosa si può fare?

L’unico modo per combattere il potente marketing e l’intimidazione che sta dietro al matrimonio omosessuale è, per ognuno di noi,  quello di ‘stare’ coraggiosamente nelle nostre comunità locali, affrontare il bullismo, mettendo a tacere le tattiche ‘non aggiornate’ di giudici, legislatori, compari aziendali e dei media collaboratori.

Rimaniamo fermi sulle posizioni sociali che conosciamo nel nostro intimo per essere veritieri. Non permettiamo a noi stessi di essere messi a tacere dalla ‘correttezza politica’. Rimaniamo fermi sul matrimonio. Rimaniamo fermi sulla vita. Rimaniamo fermi sui diritti dei bambini a nascere e ad avere sia una mamma sia un papà. Abbiamo la verità dalla nostra parte. Noi abbiamo ragione, e loro sono in errore, quindi non abbiamo paura.

Uomini e donne devono elevarsi fino a soppiantare i politici in carriera e le tipologie di supporto dei media che ora dominano la narrazione nazionale. Non possiamo più rimanere in silenzio.

Abbiamo bisogno di legislatori solidi, giornalisti e attivisti, per superare questa enpasse e raggiungere la base, al fine di riempire varie posizioni ad ogni livello di governo locale, statale e nazionale, sommergendo la blogosfera, le onde radio, e le pagine di opinione con punti di vista autenticamente pro-vita, pro-matrimonio e  pro-libertà. Abbiamo bisogno di strappare la possibilità del ‘racconto’ alla sinistra radicale.

Non abbiate paura di parlare.

Non fare l’errore di rimanere tranquilli fino a quando si è certi di avere un argomento vincente. Basta parlare in modo veritiero e far sapere agli altri le vostre convinzioni. La verità prevarrà, se ognuno di noi apre la propria bocca e lo proclama.

Se posso citare Madsen e Kirk: “Spetta a voi, lettori senza paura, di agire.”

Traduzione a cura di Marco Buono

 

Per approfondire:

Fonte, articolo originale in lingua inglese: Life Site News

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FONTE: http://www.notizieprovita.it/filosofia-e-morale/marketing-ed-intimidazioni-del-matrimonio-gay/

 

Orientamento omosessuale e ideologia gender non sono la stessa cosa

Dal sito web di Pro Vita

Michael Swift e Mario Mieli: due profeti gay?

bambini gender

Mario Mieli e Michael Swift erano due rappresentanti dell’attivismo gay . Secondo punto in comune: ci rivelano entrambi il volto più inquietante di quel mondo.

I senatori Malan, Giovanardi, Formigoni e Gasparri hanno recentemente chiesto al Governo che il Circolo Mario Mielinon venga accreditato presso l’UNAR come “ente di formazione” (per i nostri bambini a scuola), a causa, inter alia, del fatto che la persona alla quale è intitolato il Circolo (appunto Mario Mieli) fosse un noto promotore della pedofilia e della pederastia.

Proprio così. Infatti nel suo libro “Elementi di Critica Omosessuale” pubblicato nel 1977, Mario Mieli scriveva: “Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica … [La pederastia, invece] è una freccia di libidine scagliata verso il feto.” (capitolo I, 8).

La promozione della pedofilia, del resto, come mostrano i senatori, è una tesi costantemente ripresa dall’attivista gay (dichiarazioni di Malan e Giovanardi, ANSA – Roma, 09/09/2015).

Indubbiamente – se si considera l’aumento della pedofilia oggi – Mieli da questo punto di vista potrebbe essere visto come un vero profeta.

Ma non il solo.

Esattamente dieci anni dopo la pubblicazione dell’opera di Mieli, nel 1987, è apparso lo scritto di Michael Swift(probabilmente uno pseudonimo): il “Gay manifesto”. Esso venne pubblicato su Community News del 15-21 Febbraio 1987, apparve su NFD Journal e si può reperire anche nell’archivio del Congresso USA. Ecco qualche estratto del “Gay manifesto” (si può leggere il testo completo a questo link):

Sodomizzeremo i vostri figli emblema della vostra flebile mascolinità, dei vostri sogni piatti e volgari menzogne. Li sedurremo nelle vostre scuole[…]

Tutte le leggi che bandiscono l’attività omosessuale saranno revocate. Al loro posto passerà una legislazione che consentirà l’amore tra uomini. […]

Scriveremo poemi sull’amore tra uomini; insceneremo commedie in cui uomini carezzeranno apertamente altri uomini; faremo dei film sull’amore eroico tra uomini […] I musei del mondo saranno riempiti solo di dipinti di aggraziati ragazzi nudi. I nostri scrittori ed artisti renderanno l’amore tra uomini alla moda e di rigore e noi riusciremo perché siamo capaci di dettare gli stili. […]

Voi sarete scioccati e terrorizzati quando scoprirete che i vostri presidenti e i lori figli, i vostri industriali, i vostri senatori, i vostri sindaci, i vostri generali, i vostri atleti, i vostri attori cinematografici, le personalità della televisione, i vostri leader civici, i vostri preti non sono le figure borghesi, familiari, sicure, eterosessuali che voi credete che siano. […]

La famiglia luogo di menzogne, tradimenti, mediocrità, ipocrisia e violenza sarà abolita.

Bambini perfetti saranno concepiti e cresciuti in laboratori di genetica. Saranno tenuti insieme in un ambiente comune sotto il controllo e l’istruzione di sapienti omosessuali. Tutte le chiese che ci condannano saranno chiuse. I nostri dei sono solo i giovani belli. Noi aderiamo al culto della bellezza sia morale che estetica. […]

Non è possibile sapere con certezza con quale intenzione il pezzo fu scritto. Una fantasia? Un piano? Un’agenda che la comunità LGBT intendeva sottoporre alla classe politica? Un delirio vendicativo nei confronti della “normalità”? Non possiamo dare risposte certe. Ognuno di noi può decidere quale delle interpretazioni sia quella più verosimile.Tuttavia, Michael Swift, al di là delle intenzioni, fu certamente anche un profeta.

Il “Gay Manifesto” anticipa precisamente molte delle cose che stanno accadendo sotto i nostri occhi in Occidente. E’ sufficiente osservare i cambiamenti in materia in questi ultimi decenni: le leggi che vietano l’attività omosessuale sono state abrogate; gli ordinamenti riconoscono giuridicamente l’amore fra persone dello stesso sesso; vengono riconosciuti i “matrimoni” e le adozioni gay; l’omosessualità viene promossa dai media, dal mondo dell’arte, dal cinema; la famiglia e la Chiesa subiscono forti attacchi; si diffondono la fecondazione in vitroe la compravendita dei bambini tramite l’utero in affitto; comincia la discriminazione e la persecuzione contro chi contesta il pensiero unico, politicamente corretto, LGBT, ecc.

L’avveramento di molte di queste “profezie” fa certamente riflettere. Si realizzeranno anche le altre?

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Fonte: http://www.notizieprovita.it/notizie-dal-mondo/michael-swift-e-mario-mieli-due-profeti-gay/

 

 

Papa Francesco, la Chiesa e le Famiglie separate

La parola del pontefice, espressione piena della custodia della Tradizione e, allo stesso tempo, della compassione e, soprattutto della carità pastorale, la quale riassume la legge e richiama al primato dell’evangelizzazione.

 

La Famiglia – 21. Famiglie ferite (II)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Con questa catechesi riprendiamo la nostra riflessione sulla famiglia. Dopo aver parlato, l’ultima volta, delle famiglie ferite a causa della incomprensione dei coniugi, oggi vorrei fermare la nostra attenzione su un’altra realtà: come prenderci cura di coloro che, in seguito all’irreversibile fallimento del loro legame matrimoniale, hanno intrapreso una nuova unione.

La Chiesa sa bene che una tale situazione contraddice il Sacramento cristiano. Tuttavia il suo sguardo di maestra attinge sempre da un cuore di madre; un cuore che, animato dallo Spirito Santo, cerca sempre il bene e la salvezza delle persone. Ecco perché sente il dovere, «per amore della verità», di «ben discernere le situazioni». Così si esprimeva san Giovanni Paolo II, nell’Esortazione apostolica Familiaris consortio (n. 84), portando ad esempio la differenza tra chi ha subito la separazione rispetto a chi l’ha provocata. Si deve fare questo discernimento.

Se poi guardiamo anche questi nuovi legami con gli occhi dei figli piccoli – e i piccoli guardano –, con gli occhi dei bambini, vediamo ancora di più l’urgenza di sviluppare nelle nostre comunità un’accoglienza reale verso le persone che vivono tali situazioni. Per questo è importante che lo stile della comunità, il suo linguaggio, i suoi atteggiamenti, siano sempre attenti alle persone, a partire dai piccoli. Loro sono quelli che soffrono di più, in queste situazioni. Del resto, come potremmo raccomandare a questi genitori di fare di tutto per educare i figli alla vita cristiana, dando loro l’esempio di una fede convinta e praticata, se li tenessimo a distanza dalla vita della comunità, come se fossero scomunicati? Si deve fare in modo di non aggiungere altri pesi oltre a quelli che i figli, in queste situazioni, già si trovano a dover portare! Purtroppo, il numero di questi bambini e ragazzi è davvero grande. E’ importante che essi sentano la Chiesa come madre attenta a tutti, sempre disposta all’ascolto e all’incontro.

In questi decenni, in verità, la Chiesa non è stata né insensibile né pigra. Grazie all’approfondimento compiuto dai Pastori, guidato e confermato dai miei Predecessori, è molto cresciuta la consapevolezza che è necessaria una fraterna e attenta accoglienza, nell’amore e nella verità, verso i battezzati che hanno stabilito una nuova convivenza dopo il fallimento del matrimonio sacramentale; in effetti, queste persone non sono affatto scomunicate: non sono scomunicate!, e non vanno assolutamente trattate come tali: esse fanno sempre parte della Chiesa.

Papa Benedetto XVI è intervenuto su tale questione, sollecitando un attento discernimento e un sapiente accompagnamento pastorale, sapendo che non esistono «semplici ricette» (Discorso al VII Incontro Mondiale delle Famiglie, Milano, 2 giugno 2012, risposta n. 5).

Di qui il ripetuto invito dei Pastori a manifestare apertamente e coerentemente la disponibilità della comunità ad accoglierli e a incoraggiarli, perché vivano e sviluppino sempre più la loro appartenenza a Cristo e alla Chiesa con la preghiera, con l’ascolto della Parola di Dio, con la frequenza alla liturgia, con l’educazione cristiana dei figli, con la carità e il servizio ai poveri, con l’impegno per la giustizia e la pace.

L’icona biblica del Buon Pastore (Gv 10,11-18) riassume la missione che Gesù ha ricevuto dal Padre: quella di dare la vita per le pecore. Tale atteggiamento è un modello anche per la Chiesa, che accoglie i suoi figli come una madre che dona la sua vita per loro. «La Chiesa è chiamata ad essere sempre la casa aperta del Padre […]» – Niente porte chiuse! Niente porte chiuse! – «Tutti possono partecipare in qualche modo alla vita ecclesiale, tutti possono far parte della comunità. La Chiesa […] è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa» (Esort. ap. Evangelii gaudium, n. 47).

Allo stesso modo tutti i cristiani sono chiamati a imitare il Buon Pastore. Soprattutto le famiglie cristiane possono collaborare con Lui prendendosi cura delle famiglie ferite, accompagnandole nella vita di fede della comunità. Ciascuno faccia la sua parte nell’assumere l’atteggiamento del Buon Pastore, il quale conosce ognuna delle sue pecore e nessuna esclude dal suo infinito amore!

Petizione sull’educazione affettiva e sessuale nelle scuole

Una proposta dei Giuristi per la Vita

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ProVita Onlus, l’Associazione Italiana Genitori (AGe), l’Associazioni Genitori delle Scuole Cattoliche (AGeSC), il Movimento per la Vita e Giuristi per la Vita, presentano questa petizione propositiva al Ministro dell’Istruzione, nonché al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio, affinché i nostri figli possano trovare nella scuola, non ideologie destabilizzanti come l’ideologia gender, ma progetti, corsi e strategie educative che permettano uno sviluppo sano della loro personalità, in armonia con la famiglia e con le istanze etiche, rispettosi di tutti ed in primis della natura umana.

Hanno finora aderito alla petizione anche le seguenti realtà: La Nuova Bussola Quotidiana, Tempi, il Timone, Voglio la Mamma, la Fondazione Novae Terrae, Vita E’,  NonSitoccalaFamiglia, il Comitato Articolo 26, il Consiglio Regionale dell’UCIIM Calabria, la Manif pour Tous Italia, Aleteja, il Coordinamento Famiglie Trentine, Cristiani per la nazione, il Centro Italiano Femminile, il Movimento P.E.R., l’Associazione Nazionale Famiglie Numerose, Cultura Cattolica, Libertà e persona, Nuovi Orizzonti, La Quercia Millenaria, il MEVD, l’AMCI, Alleanza Evangelica, l’Associazione CIF Regione Molise, SOS Ragazzi, l’AIGOC, il Consultorio UCIPEM “LaFamiglia”, AIPPC, Vita Nuova Trieste, Osservatorio Cardinale Van Thuân, Scienza e Vita, APPM, UCCR, UCFI, Archè e Agere Contra.
 

Sempre più diffusa è la consapevolezza che ci troviamo di fronte ad una vera e propria emergenza educativa, in particolare per quanto riguarda le tematiche dell’affettività e della sessualità. Molti hanno già reagito contro la subdola introduzione della teoria del gender nelle scuole di ogni ordine e grado (fin dagli asili nido). Tuttavia, anche quando non si arriva a questo punto, in molti casi l’educazione sessuale è priva di riferimenti morali, discrimina la famiglia, e mira ad una sessualizzazione precoce dei ragazzi.

Attualmente i progetti educativi in questo ambito vengono spesso presentati richiamando l’esigenza di “lottare contro la discriminazione. L’intento in sé potrebbe essere lodevole se ciò significasse educare gli studenti a rispettare ogni persona e a non rendere nessuno, a causa delle proprie condizioni personali (disabilità, obesità, razza, religione, tendenze affettive, ecc.), oggetto di bullismo, violenze, insulti e discriminazioni ingiuste. In realtà il concetto generico di “non discriminazione” nasconde molto spessola negazione della naturale differenza sessuale e la sua riduzione ad un fenomeno culturale che si presume obsoleto; la libertà di identificarsi in qualsiasi “genere” indipendentemente dal proprio sesso biologico; l’equiparazione di ogni forma di unione e di “famiglia”; la giustificazione e normalizzazione di quasi ogni comportamento sessuale. Tutto ciò, anche in altri paesi dove simili strategie educative sono da tempo applicate, come in Inghilterra e Australia, ha già causato una sessualizzazione precoce della gioventù che ha portato ad un aumento degli abusi sessuali (anche tra giovani), alla dipendenza dalla pornografia, all’attività sessuale prematura con connesso aumento di gravidanze e aborti già nella prima adolescenza, e all’aumento della pedofilia.

Firma anche tu

Inoltre i suddetti progetti educativi, e persino la “strategia nazionale” dell’UNAR, vengono sovente redatti con la collaborazione esclusiva di associazioni LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali) senza l’adeguato coinvolgimento di associazioni ed enti rappresentativi dei genitori, e quindi, sia per le modalità che per i contenuti, sono elaborati e diffusi in violazione dell’art. 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (“I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli”); dell’art. 2 del Protocollo addizionale alla Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo (“Lo Stato … deve rispettare il diritto dei genitori di provvedere a tale educazione e a tale insegnamento secondo le loro convinzioni religiose e filosofiche”);dell’art. 30 della Costituzione italiana (“E’ dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio”);  e dell’art. 14 della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza dell’UNICEF(“Gli Stati parte rispettano il diritto e il dovere dei genitori oppure, se del caso, dei tutori legali, di guidare il fanciullo nell’esercizio della libertà di pensiero, di coscienza e di religione”).

Firma anche tu

Per questi motivi con la presente petizione chiediamo al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, non solo, come già chiesto sia dalla nostra che da altre associazioni, di disapplicare la “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere” e di impedire la diffusione di ogni progetto educativo che ad essa si ispiri, ma soprattutto di emanare precise direttive affinché tutti i progetti, corsi, strategie educative, si conformino ad alcune linee guida, prevedendo, in particolare:

  • Che venga rispettato il ruolo della famiglia nell’educazione all’affettività e alla sessualità, riconoscendo il suo diritto prioritario ai sensi dell’art. 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e dei decreti che riconoscono le scelte educative dei genitori (artt. 1.2, 3.3 e 4.1 del DPR 275/99, art. 3 del DPR 235/97, artt. 2.3, 2.6 e 3 del DPR235/2007 e il Prot. AOODGOS n. 3214 del 22.11.2012). Ogni “strategia” educativa, specie se di rilievo nazionale, dovrebbe rispettare sia nelle sue modalità di elaborazione e diffusione (coinvolgendo prevalentemente enti rappresentativi dei genitori e delle famiglie) che nei contenuti, questo diritto fondamentale. Similmente, i progetti sull’affettività e la sessualità da attuare nelle scuole dovrebbero coinvolgere le famiglie nell’opera di educazione e rendere i propri contenuti trasparenti ad esse, evitando il contrasto con le “convinzioni religiose e filosofiche” dei genitori. L’azione educativa della scuola in questo ambito deve essere informata a due principi: il principio di sussidiarietà (il diritto-dovere dei genitori di educare è insostituibile e va sostenuto dallo Stato) e il principio di subordinazione(l’intervento della scuola deve essere soggetto al controllo da parte dei genitori).
  • Che sia oggetto di spiegazione e di studio la ragione per la quale la nostra Costituzione, all’art.29, privilegi la “famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, della quale “riconosce” gli speciali diritti, diversamente da ogni altro tipo di unione.
  • Che si educhi a riconoscere il valore e la bellezza della differenza sessuale e della complementarietà biologica, funzionale, psicologica e sociale che ne consegue. In questo modo gli studenti impareranno anche che la madre e il padre, nella famiglia, ancor più che nel mondo del lavoro o in altri contesti, apportano la loro propria ed insostituibile ricchezza specifica.
  • Che si educhi al rispetto del corpo altrui ed al rispetto dei tempi della propria maturazione sessuale ed affettiva.Questo implica che si tenga conto delle specificità neurofisiologiche e psicologiche dei ragazzi e delle ragazze in modo da accompagnarli nella loro crescita in maniera sana e responsabile, prevedendo corsi di educazione all’affettività e alla sessualità, concordati con i genitori.
  • Che si porti a riconoscere che l’attività sessuale non si riduce alla dimensione del piacere, ma che comporta delle conseguenze gravi e dei doveri importanti.  A questo proposito si potranno mostrare utilmente i risultati delle indagini sociologiche secondo le quali ritardare l’attività sessuale e ridurre il numero di partner aumenta le possibilità di intrattenere relazioni stabili nel futuro e riduce i problemi psicologici (come la depressione), specialmente nelle ragazze.

Firma subito anche tu la petizione, e unisci la tua voce a quella delle associazioni ProVita Onlus, AGe, AGeSC e Giuristi per la Vitaaffinché il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca accolgano la nostra proposta educativa e garantiscano che nelle scuole i nostri figli possano trovare, non ideologie pericolose, ma la via verso uno sviluppo sano della loro personalità, in armonia con la famiglia e con le istanze etiche.

Fonte: http://www.notizieprovita.it/petizione-sulleducazione-affettiva-e-sessuale-nelle-scuole/

 

IDEOLOGIA GENDER. E COSÌ IL SENATO BOCCIÒ I DIRITTI UNIVERSALI DELL’UOMO

Pubblicato Mercoledì, 05 Agosto 2015 07:24

di Gianfranco Amato

Commissione Giustizia del Senato, 30 luglio 2015, primo pomeriggio. L’insolazione che rischiano i turisti dell’Urbe a causa delle temperature torride pare aver colpito la maggioranza degli onorevoli senatori riuniti in Commissione, nonostante il refrigerio loro offerto dagli efficienti impianti di condizionamento d’aria. Va in scena, infatti, un teatrino surreale dall’epilogo davvero inquietante. L’ottimo senatore Lucio Malan presenta un ordine del giorno nel quale si legge, tra l’altro, che «il Senato impegna il Governo a non violare i due diritti fondamentali riconosciuti, garantiti e tutelati dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, i propri valori religiosi nell’educazione, e il diritto di priorità dei genitori nella scelta di educazione da impartire ai propri figli (artt. 18 e 26); a garantire e tutelare il diritto dei genitori ad educare i propri figli».

Parrebbe un’affermazione quasi lapalissiana in un sistema istituzionale che si autodefinisce democratico. Chi oserebbe mai mettere in dubbio la sacra Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo? E invece no! Nel bislacco mondo sublunare delle istituzioni italiane c’è chi ha osato, eccome. Non soltanto la senatrice Cirinnà, ma molti onorevoli componenti della Commissione strepitano come vestali scandalizzate alla proposta del povero Malan, accusato di aver messo in dubbio l’onore del governo. Sì, perché, con una motivazione pelosa e ipocrita, i senatori sconcertati contestano l’ordine del giorno in quanto, così come formulato, esso avrebbe potuto insinuare il dubbio che lo stesso governo avesse intenzione di violare i diritti fondamentali dell’uomo. Il buon senso popolare definisce questo atteggiamento “coda di paglia”.

Interviene, con la saggezza che gli è consueta, il presidente della Commissione Francesco Nitto Palma, il quale tenta di riportare i senatori alla ragione attraverso la proposta di una modifica a quella parte dell’ordine del giorno oggetto di scandalo. Lo stesso presidente suggerisce, infatti, di riformulare ulteriormente il testo dell’ordine del giorno, prevedendo che il governo sia chiamato ad impegnarsi nel «continuare a garantire e a rafforzare» la tutela dei diritti fondamentali riconosciuti ed affermati dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, nonché eliminando il riferimento testuale ai richiamati articoli 18 e 26.

A questo punto, i senatori contestatari sono costretti a gettare la maschera, dimostrando che il problema non era tanto la formulazione del documento, quanto il contenuto di merito dello stesso. Così, quei componenti della Commissione Giustizia non hanno mostrato alcun ritegno nel votare contro o nell’astenersi, che – com’è noto – al Senato equivale al voto contrario.  L’ordine del giorno, quindi, è stato clamorosamente bocciato con otto voti a favore (Fi, Ncd, Lega, senatore Orellana del Gruppo Misto) e dodici fra astenuti (M5S e alcuni Pd) e contrari del Partito Democratico (Cirinnà, Del Giudice, Lumia). I resoconti dei lavori della Commissione Giustizia del Senato consegneranno alla storia questa vergogna.

Resterà scritto a peritura memoria che un’istituzione “democratica” ha deciso di bocciare un ordine del giorno di questo tenore: «Il Senato impegna il Governo a continuare e a rafforzare la tutela dei due diritti fondamentali riconosciuti, garantiti e tutelati dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: la libertà di manifestare isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, i propri valori religiosi nell’educazione, e il diritto di priorità dei genitori della scelta di educazione da impartire ai propri figli; a garantire e tutelare il diritto dei genitori ad educare i propri figli».

Si potrebbe sdrammatizzare la vicenda rievocando il classico “pasticcio all’italiana”, e imputare tutto alla dabbenaggine, alla superficialità, al pressapochismo dei senatori, giustificandoli col fatto di non essersi resi conto, di non aver compreso appieno la portata del documento sul quale hanno espresso voto contrario. Noi temiamo, invece, che quel voto nasca da una lucida e deliberata volontà, e rappresenti l’inquietante prodromo della deriva totalitaria che si sta profilando all’orizzonte del nostro Paese, il segno premonitore di quella dittatura del pensiero unico» che papa Francesco continua coraggiosamente a denunciare. Cupi presagi di un totalitarismo alle porte.

 

Pubblicato su “La Nuova Bussola Quotidiana” del 4 agosto 2015

Difendere i nostri bambini dall’attacco degli ideologi della teoria gender. Gli strumenti ci sono

Ecco un modello di lettera che i Giuristi per la vita hanno preparato per i genitori che hanno bambini in età della scuola.

E’ uno strumento col quale potersi difendere dall’aggressione delle lobby che vogliono mettere le mani sulla mente dei nostri bambini.

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Al Dirigente Scolastico

dell’Istituto……

 

e.p.c. All’Ufficio Scolastico Provinciale

di …………………………………….

 e.p.c. All’Ufficio Scolastico Regionale

di  …………………………………….

 

Oggetto: RICHIESTA CONSENSO INFORMATO

 

I sottoscritti genitori dell’alunno…………………, frequentante la classe ………… di codesto Istituto, nell’esercizio del loro diritto inviolabile e fondamentale all’educazione,

PREMESSO

– che l’art.26, terzo comma, della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo attribuisce ai genitori «il diritto di priorità nella scelta di educazione da impartire ai propri figli»;

– che l’art. 18 della stessa Dichiarazione Universale garantisce la «libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, i propri valori religiosi nell’educazione»;

– che l’art. 2 del primo protocollo addizionale alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, rubricato “Diritto all’istruzione”, sancisce il principio secondo cui: «lo Stato, nel campo dell’insegnamento, deve rispettare il diritto dei genitori di provvedere secondo le loro convinzioni religiose e filosofiche»;

– che l’art.30 della Costituzione italiana che garantisce e tutela «il diritto dei genitori ad educare i propri figli»;

– che la Raccomandazione CM/Rec(2010)5 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa invita espressamente gli Stati membri a «tenere conto del diritto dei genitori di curare l’educazione dei propri figli» nel «predisporre e attuare politiche scolastiche e piani d’azione per promuovere l’uguaglianza e la sicurezza e garantire l’accesso a formazioni adeguate o a supporti e strumenti pedagogici appropriati per combattere la discriminazione» (Allegato VI Istruzione, n.31);

– che nella “Linee di Indirizzo sulla Partecipazione dei Genitori e Corresponsabilità Educativa” diramate dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca il 22 novembre 2012 si è espressamente invocato il diritto dei genitori alla «corresponsabilità educativa»;

 

CHIEDONO

– di essere espressamente informati per iscritto se nell’ambito del Piano per l’Offerta Formativa sono previsti progetti relativi all’educazione sessuale ed affettiva, alla cosiddetta “teoria del gender”, o comunque connessi a forme di propaganda ideologica omosessualista, anche mediante lezioni tenute da educatori esterni o rappresentanti di associazioni LGBT, come avvenuto nel caso dell’istituto scolastico I.T.C.G. “Cattaneo-Dall’Aglio” di Castelnovo ne’ Monti (RE), o mediante distribuzione di materiale didattico, ovvero mediante la predisposizione di bibliografie sulle tematiche LGBT e sulle nuove realtà familiari, come avvenuto al Liceo Classico “Giulio Cesare” di Roma nella nota vicenda legata al romanzo “Sei come sei” della scrittrice Melania Mazzucco;

– di essere espressamente informati per iscritto  e in modo completo e dettagliato del contenuto delle eventuali attività didattica in questione, dei relativi materiali e i sussidi utilizzati, della data, dell’ora e della durata di tale attività, e di ogni informazione necessaria a identificare le persone e gli enti coinvolti nella organizzazione dell’attività in questione, al fine di valutare anche i relativi titoli;

AVVERTONO

 

– che la presente richiesta viene formalmente inoltrata al fine di poter valutare se dare o meno il consenso alla partecipazione del proprio figlio a tali attività didattiche;

– che, in mancanza delle informazioni richieste o in mancanza del consenso scritto dei richiedenti genitori, il proprio figlio dovrà essere esonerato dal partecipare ai summenzionati progetti formativi e dal frequentare le attività ad essi connesse;

 

ESPRIMONO

Il proprio apprezzamento e personale gratitudine per il sostegno che la S.V. vorrà in ogni circostanza fornire per facilitare l’esercizio libero, democratico e civile dei diritti dei sottoscritti genitori, nel rispetto dello sviluppo della personalità del proprio figlio, garantito dall’art.3, secondo comma, della Costituzione italiana.

Data e firma

Transgenderismo: si può cambiare il certificato di nascita?

create your own gender

Abbiamo visto che gli Stati ossequianti la teoria gender e il transgenderismo consentono la rettifica del sesso nei documenti.

Dapprima ciò era possibile solo dopo l’intervento di chirurgia plastica di “riassegnazione del sesso”.

Oggi, in diversi Paesi, è di moda cambiare il sesso nei documenti (anche dei bambini!) a prescindere dai dati fisici: a secondo di come uno si sente.

La Cassazione sta adoperandosi affinché su questa “importante conquista di civiltà” l’Italia non resti indietro.

Ma non basta.

Il completo scollamento con la realtà, la pura alienazione mentale dei filosofi del gender, va oltre: bisogna cambiare anche il certificato di nascita.

Ecco quel che dice l’Osservatorio della Nuova Bussola Quotidiana (che ha letto il Washingtonblade):

“In quegli stati dove è permesso la rettificazione sessuale, il nuovo sesso viene indicato sui documenti di identità – carta di identità, passaporto, etc. – e su tutti quei documenti con valore legale prodotti dopo il cambiamento di sesso. Ma il certificato di nascita non viene toccato proprio perché certifica il sesso genetico appartenente al neonato al momento della nascita, insomma registra un dato di fatto. Ma anche la storia personale deve essere ritrascritta secondo il gender pensiero e così c’è una legge nel Maryland in vigore dal primo ottobre del 2014 che permette di cancellare il vecchio sesso sul certificato di nascita e sostituirlo con quello nuovo.

C’è pure un’associazione, la FreeState Legal, che aiuta le persone transessuali nelle pratiche legali per ottenere questo. Insomma i fatti, tra cui quelli scritti geneticamente nelle nostre carni, devono essere cancellati se non piace alla gender theory.”

Redazione

Fonte: http://www.notizieprovita.it/notizie-dal-mondo/transgenderismo-si-puo-cambiare-il-certificato-di-nascita/

 

Obiezione di coscienza e libertà religiosa: l’attacco delle lobby LGBT

Davanti alle persone gay credo che bisogna usare lo stesso rispetto di ogni altro cittadino del mondo. Come disse Papa Francesco, non sta a noi giudicare la coscienza di chi, con cuore sincero cerca la via di Dio. Sento di aggiungere che non sta a noi giudicare le coscienze di chi, professandosi gay, cerca con tutto il cuore di vivere una vita onesta e dignitosa, indipendentemente che cerchino Dio o no. L’avere un cuore retto e sincero è un fattore chiave con cui costruire sé stessi. Da cattolico, ci poniamo molte domande sul fenomeno gay. Ma il vero cristiano non scenderà dall’alto con la scure per pronunciare condanne eterne che spetta solo a Dio pronunciare, caso mai Egli pronunci condanne eterne (ovvero nel caso in cui non sia l’uomo a pronunciare su se stesso la condanna dell’esclusione dall’amicizia con Dio).

Altra cosa, completamente distinta (anche se non separata) è la questione ideologica del gender, il movimento delle lobby e di milioni di dollari che vengono investiti per smantellare le radici della società tradizionale, come se essa fosse un male in sé, un male assoluto, da distruggere a ogni costo.

Uno può e deve rispettare le persone gay. Ma può anche porsi la domanda: cosa c’entra lo sfogo di tanta volgarità nelle giornate del gay pride (vedi immagine sotto), con la rivendicazione del riconoscimento dei propri diritti in quanto gay. Qui esiste una linea di demarcazione.

Per questo scatta, legittima, la reazione del mondo cattolico, e anche non cattolico, che rifiuta con fermezza l’infiltrazione, nella nostra legislazione, di norme, sia camuffate sia esplicite, che danno potere di mettere le mani sui nostri bambini, di entrare nelle loro menti, mettervi dentro i pilastri di una cultura artificiale. Quella dell’ideologia gender, dunque, sembra profilarsi, in questo tratto di storia che stiamo vivendo, come una delle più grandi minacce all’umanità. Lo aveva già affermato Papa Benedetto XVI.

E.C.

 

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L’agenda degli attivisti LGBT prevede l’abbattimento delle garanzie normative della libertà religiosa (un diritto che somiglia abbastanza, in questo contesto, a quello che noi chiamiamo diritto all’obiezione di coscienza).

La Catholic News Agency (CNA) americana ha pubblicato un interessate e allarmante articolo in cui rilancia le dichiarazioni di Tim Sweeney al forum esecutivo della Out & Equal Workplace Advocates, tenutosi a San Francisco nella scorsa primavera.

Sweeney è stato direttore della Evelyn & Walter Haas, Jr. Fund e presidente della Gill Foundation, fino al 2013. Aprendo il link all’articolo della CNA potrete leggere dei milioni di dollari che queste e altre fondazioni ad esse collegate fanno girare non tanto e non solo per finanziare i Pride e l’attivismo LGBT,  ma per fare azione di lobbying al fine di abolire leggi come le Religious Freedom Restoration Acts.

Queste norme, a supporto del I emendamento della Costituzione americana che garantisce la libertà religiosa, sono nate inizialmente a tutela delle minoranze – come i nativi d’America – che per questioni religiose e culturali non volevano adeguarsi a determinate normative in materia di edilizia, piani regolatori ecc.

Da ultimo queste leggi sono state invocate a difesa di coloro che per motivi etici non ritengono di adeguarsi alle leggi sull’aborto e sulla contraccezione (è il caso della catena di negozi  Hobby Lobby). Sono le norme invocate – ahinoi non sempre con successo – dai pasticceri, fiorai e ristoratori che non vogliono lavorare in occasione di matrimoni gay.

Queste leggi, quindi, sono considerate “omofobe”. Sono leggi che ostacolano il riconoscimento dei “nuovi diritti civili” agli omosessuali, perciò sono leggi che vanno abolite nel giro di tre anni (così ha detto Sweeney, che si proclama ipocritamente strenuo difensore della libertà religiosa, e “contrario a tutte le discriminazioni”: quindi la sua libertà religiosa de facto si limita alla libertà della sola “religione” omosessualista… ).

Già in Indiana l’azione di lobbying è riuscita a far cambiare la legge.

I milioni di dollari investiti in questa attività sono forniti anche dasponsor di tutto rispetto (e sostanza): Bain & Company, Comcast, Dell, Freddie Mac, Hilton Worldwide, Oracle, e Pricewaterhouse Coopers, Walt Disney Company, Wells Fargo, Deloitte, Hewlett-Packard, Intuit e la media company di Thomson Reuters.

Quel che accade in USA accade anche in Europa, a maggior ragione, dove il laicismo è per certi versi più diffuso e radicato (si veda la Francia o il Regno Unito).

Ecco perché ci preme chiedere a coloro che con la massima attenzione e sensibilità ai “nuovi diritti” dei gay vogliono approvare il ddl Cirinnà, di prevedere almeno anche il diritto all’obiezione di coscienza dei soggetti terzi coinvolti nelle “unioni civili”: chi fosse davvero uno strenuo difensore dei diritti inviolabili dell’uomo deve coerentemente riconoscere tra essi l’obiezione. Ma visti gli attacchi che subiscono gli operatori sanitari che si rifiutano di praticare l’aborto, abbiamo motivo di ritenere che questa coerenza coi “nuovi diritti” davvero non s’accompagni.

Fonte: http://www.notizieprovita.it/economia-e-vita/obiezione-di-coscienza-e-liberta-religiosa-lattacco-delle-lobby-lgbt/

BAMBINI GENDER

bimba

bambini di 7 anni potranno “cambiare sesso” dal punto di vista anagrafico. Basterà che si presentino negli uffici comunali e che dichiarino di non voler più appartenere al sesso maschile e quindi voler appartenere a quello femminile, o viceversa, ed il gioco è fatto. Non saranno necessarie visite mediche o psichiatriche, ma basterà il consenso di mamma e papà. Accade in Norvegia, dove il ministero della Salute, guidato da Bent Hoie, ha presentato al Parlamento una proposta di legge sull’estensione dei diritti dei transgender anche ai minori.

Non solo, ma il limite dell’autorizzazione genitoriale arriva solo fino ai 16 anni.Superata questa soglia, la scelta spetterà solo al singolo individuo. Riguardo al cambio di sesso vero e proprio, tramite intervento chirurgico, resta l’obbligo di aver raggiunto la maggiore età.

La Hoie l’ha definita una proposta “storica”, che vuole estendere anche ai minori i diritti dei transgender, ma che in realtà sembra più contenere la volontà di autorizzare i genitori – che sempre più spesso nella società odierna decidono di mettere al mondo una creatura più per appagare i loro bisogni o per rientrare in un certo status – a decidere di quale sesso preferiscano avere un figlio.

La decisione sarà reversibile, e per lo Stato dovrà valere a tutti gli effetti, dal passaporto al codice fiscale. Uno schiaffo per coloro che sostengono che la teoria gender non esiste.

Secondo il ministro della Salute norvegese la volontà del governo è “quella di cambiare marcia, poiché le attuali norme del governo sono inaccettabili e sono rimaste invariate per quasi sessant’anni”. Inutile dire che tutte le associazioni Lgbt – sigla utilizzata come termine collettivo per riferirsi a persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender – hanno accolto favorevolmente la proposta, perché “è molto importante che le persone transessuali molto giovani vedano rispettata la loro identità di genere”, ha commentato Richard Koheler, esponente della lobby Transgender Europe.

Anche la suddivisione di Amnesty International del Paese scandinavo, rappresentata da Patricia Kaatee, che più volte aveva sollecitato il governo a intervenire sulla materia, spiega che si tratta di un “diritto umano basilare delle persone esprimere la propria identità anche nei documenti ufficiali” e, inoltre, ha espresso il suo particolare apprezzamento alla volontà di “scavalcare” i medici perché “l’unico requisito che dovrebbe essere richiesto ad una persona per cambiare genere è la sua esperienza dell’identità di genere, non una diagnosi”.

Quello che non è chiaro è come mai tutti i sostenitori di questa proposta di legge possano credere – ed essere convinti – che un bambino di 7 anni possa avere la maturità e la consapevolezza di affrontare una scelta simile. Inoltre come faranno ad accertare che i minori non vengano “plagiati” dai loro genitori? Che non lo facciano solo per far contenti mamma o papà?

Preservare la spensieratezza e l’innocenza dei più piccoli: è questo che dovrebbero fare le famiglie e lo Stato. I bambini e gli adolescenti, in quanto futuro della nostra società, andrebbero tutelati. La nuova proposta di legge, che consentirà di cambiare sesso a proprio piacimento, paradossalmente potrebbe consentire di farlo anche più volte; sembra essere stata concepita non per garantire presunti “diritti”, ma per creare una confusione sempre maggiore nelle nuove generazioni.

“Essere o non essere, questo è il problema” è una delle celebri battute dell’Amleto, tratta dall’omonima tragedia di William Shakespeare, che esprime l’indecisione del protagonista. Frase che ai nostri giorni potrebbe tristemente diventare “Cosa essere?”.

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Fonte: http://www.interris.it/2015/07/28/67672/posizione-in-primo-piano/schiaffog/bambini-gender.html

La debolezza del populismo

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Enrico Letta 

La rete alimenta il mito della democrazia diretta. Mi informo, condivido, partecipo, commento. Tutto in tempo reale, tutto direttamente. E allora perché non posso anche decidere, direttamente? Soprattutto – e qui entra in gioco la variabile crisi – se chi lo fa al posto mio dimostra, secondo me, di non essere capace. Soprattutto se “ruba” o spreca i miei soldi. Soprattutto se deve partecipare, per rimettere il dito nella piaga, a più di 30 vertici europei per arrivare ad una decisione importante. I “soprattutto” proseguono potenzialmente all’infinito: dalla critica di buon senso all’indignazione, fino ad arrivare ovviamente al populismo. Che però non è l’unico approdo possibile, non è una condanna inevitabile. Lo diventa se a tutti gli altri “soprattutto” la democrazia rappresentativa non è in grado di rispondere con autorevolezza. Superando i suoi limiti decisionali e di visione, nel caso dell’Unione Europea. Emendandosi “soprattutto” dai propri difetti storici, nel caso della democrazia italiana.

Uno dei difetti da superare è, per esempio, quello della “scorciatoia istintiva”. Che in questo caso è duplice. Da un lato c’è la chiusura: siccome la partecipazione ha anche, come effetto collaterale, il populismo, si sceglie di scoraggiarla o addirittura di comprimerla. Dall’altro lato, c’è l’emulazione: siccome il populismo oggi funziona in termini di consenso e tutto sommato non comporta troppi sforzi di comprensione, si sceglie  di imitare toni e spesso anche argomentazioni. Entrambe le reazioni, in verità, denotano debolezza. Perché chi si chiude ha paura del confronto e della contaminazione. E chi attacca, invece, mistifica, non è solido nella propria identità.

Inoltre, tutte e due le reazioni sono la negazione dell’essenza più profonda della democrazia, che è aperta e ha un indiscutibile fondamento ideale. Il punto, dunque, è capire come valorizzare questa rivoluzione della partecipazione, renderla lo strumento per “andare insieme, andare lontano”, senza però alimentare l’illusione della democrazia diretta.

Il caso italiano, per una volta, mi sembra possa funzionare come spunto di riflessione positiva anche per l’Europa. Tra i nuovi movimenti politici dei principali Paesi della UE accomunati da una critica radicale al sistema dei partiti, il Movimento 5 Stelle è quello che per primo, in ordine di tempo, è salito alla ribalta grazie a una straordinaria prestazione elettorale. La Rete è stata senza dubbio lo strumento che ha reso possibile quel 25% altrimenti inimmaginabile nei processi politici precedenti alla rivoluzione digitale e in mancanza dell’apparato di organizzazione aziendale su cui poté far leva Berlusconi nel 1994.

Sia pure con le dovute differenze, anche altri movimenti europei via via cresciuti negli ultimi anni hanno utilizzato Internet come piattaforma di riferimento e come veicolo principale dei propri contenuti. Quel che oggi differenzia il M5S dagli altri – penso alla Francia o alla Gran Bretagna, anzitutto – è la sua partecipazione piena al sistema della democrazia rappresentativa. Quella che una volta si sarebbe detta “istituzionalizzazione”.

Per questo – nonostante conosca le forzature del M5S e abbia spesso vissuto le modalità con le quali organizzava l’opposizione al mio governo con disagio, anche personale – ritengo che la piena cittadinanza del Movimento nel nostro circuito istituzionale sia un successo di sistema. Da noi hanno vinto il Parlamento e le istituzioni, non la rabbia più o meno organizzata in protesta fori dalle istituzioni stesse. Da noi la democrazia ha saputo incorporare l’espressione del disagio e della critica, anche radicale, al sistema, senza modificarla.

tratto da “Andare insieme, andare lontano”

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Fonte: http://www.interris.it/2015/07/23/67005/intervento/la-debolezza-del-populismo.html

 

GLI “ULTIMI” DI CASA NOSTRA

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Ci sono notizie che restano tali lo spazio di un giorno, quello in cui la disperazione ti fa fare il “gesto eclatante”.Giusto il tempo di attirare l’attenzione dei media e la pietà dei politici di turno che si sperticano in promesse. Poi i riflettori si spengono, la singola storia non conta più… Troppo forte il fragore delle vicende internazionali, le priorità cambiano di posizione. E così capita che un uomo di Lecce rischi letteralmente di morire ustionato tra le lamiere roventi della propria “baracca a quattro ruote”, a 3 anni da uno sfratto che “ha fatto notizia”. A volte gli ultimi non sono così inquadrabili, non hanno la pelle scura, non sono sui barconi – realtà peraltro esistenti e devastanti, preda del traffico di esseri umani –, non sono disabili ma si nascondono dietro un’apparente normalità. Finché non li vedi stramazzare al suolo non ti accorgi di loro; e spesso anche dopo “esistono” giusto il tempo di portarli via. Il protagonista di ciò che raccontiamo è uno dei tanti “invisibili” che non solo non trovano soluzione ai propri problemi, ma nemmeno udienza nelle Istituzioni. Uno schiaffo alla dignità umana.

La vicenda di Ugo Mennoni, 70enne pugliese, è proprio questa. E dall’interno del suo furgone di fortuna ha lanciato un appello al Prefetto di Lecce e al sindaco del capoluogo salentino: “Così rischia di morire dignitosamente un italiano”.

La storia parte un mese prima del Natale 2012, quando il nucleo familiare composto da lui, la moglie e tre figli subisce uno sfratto esecutivo. La famiglia si smembra: da una parte il marito, da un’altra il figlio 16enne, da un’altra ancora la moglie Jolanda con gli altri due figli minori, “parcheggiati” dalla sorella. I giornali si occupano di loro, e parte una gara di solidarietà. Fino al 5 gennaio 2013 un privato mette a loro disposizione un tetto, ma nel frattempo l’eco della disperazione si affievolisce. La routine prende il posto dell’interesse. D’altronde Ugo non è nessuno, e la legge – complice una complicata vicenda burocratica – ha imposto lo sgombero dell’appartamento in via Vecchia Surbo, con tanto di mobilia.

Lo scorso inverno ha rischiato di morire di freddo, ora è il caldo a proporsi come killer. Già all’epoca ebbe un collasso, che però non lo ha reso invalido. E forse la colpa di Ugo è proprio questa, di non essere catalogato in nessuno stereotipo di “sfortunato” che possa fare notizia. Salvo il fatto che, passando gli anni, sta diventando anziano, e forse questo – si spera, paradossalmente – gli consentirà di risolvere il problema. Fatto sta che in questi giorni sta rischiando la vita per il caldo infernale, e dopo tre anni nessuna amministrazione pubblica è riuscita ancora a trovare uno straccio di soluzione.

Già da tempo sulla scrivania della Procura è arrivata una denuncia per le condizioni inumane nelle quali è costretto a vivere. Ora il problema si ripresenta ancora più evidente, tanto che lo “Sportello dei diritti”, associazione a tutela dei cittadini a livello nazionale, ha inoltrato richieste formali agli organi competenti per vedere se è rispettato il diritto alla salute.

In attesa che la burocrazia dia risposte, la voce di Ugo si fa più flebile. Solo i media locali ne parlano ancora, e la sua storia viene coperta dal buio dell’indifferenza. Peccato che questo però non possa servire nemmeno a rinfrescare le sue giornate…

foto tratta da leccenews24

 

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Fonte: http://www.interris.it/2015/07/23/67015/posizione-in-primo-piano/schiaffog/gli-ultimi-di-casa-nostra.html

GENDER, 10 REGOLE PER DIFENDERE I NOSTRI FIGLI


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L’indottrinamento è un’attività subdola, strisciante. Nei sistemi democratici non si fa sui manifesti o sui mezzi d’informazione o, almeno, non solo. Sarebbe troppo facile capire che nei principi e nei modi di vita proposti ci sono aspetti in contrasto con la nostra natura, il nostro essere. Meglio arrivare a dama di nascosto, celandosi tra le pieghe del sistema. Attraverso una legge, meglio ancora una riforma, o un atto amministrativo che si presti ad allegati mimetizzati fra articoli, commi e numeri. Così il pensiero passa e si diffonde, mutando la società inconsapevole nel suo intimo. Unoschiaffo alla libertà. E quale obiettivo migliore dei bambini? Sono innocenti, puri, imparano in fretta e, soprattutto, sono gli adulti di domani. Insegnare loro un nuovo, distorto, modo di vivere significa cambiare compiutamente la mentalità della popolazione, portandola là dove il burattinaio di turno vuole.

Così sta avvenendo, o meglio potrebbe avvenire, con la teoria del gender, quell’ideologia che pretende di discernere la sessualità dalla scelta, come se ciascuno potesse forzare la propria natura col fine di raggiungere l’omologazione, non l’uguaglianza. Il mondo, non solo quello cattolico, al di là di quanto alcuni media vanno professando, si è mosso per tutelare i minori dal possibile inserimento del gender nei programmi scolastici. Quasi un milione di persone sono scese in piazza San Giovanni, a Roma, lo scorso 20 giugno, per scongiurare questa ipotesi nella manifestazione “Difendiamo i nostri figli”. Il primo risultato ottenuto è stata la circolare n. 4321 con la quale il Miur ha invitato le scuole a informare in maniera esaustiva le famiglie sui programmi formativi, in particolare quelli extracurriculari, proposti agli studenti durante l’anno. Per orientare i genitori nella scelta, in base a quanto previsto dall’atto ministeriale, Massimo Gandolfini, presidente del comitato “Difendiamo i nostri Figli”, ha diffuso un decalogo da seguire, che vi proponiamo, per garantire la libertà di scelta.

1- Ogni genitore deve vigilare con grande attenzione sui programmi di insegnamento adottati nella scuola del proprio figlio

2- In particolare, va attentamente letto e studiato uno strumento denominato “Pof” (Piano Offerta Formativa)

3- I genitori devono utilizzare lo strumento del “consenso informato”: devono cioè dichiarare per iscritto se autorizzano, oppure no, la partecipazione del proprio figlio ad un determinato insegnamento. Il consenso va consegnato in segreteria e protocollato (obbligo di legge)

4- A questo punto si deve avere ben chiaro che gli insegnamenti scolastici sono di due tipi: “Insegnamenti curriculari”, cioè obbligatori (Italiano, matematica ecc…); “Insegnamenti extracurriculari”, cioè facoltativi, da cui è lecito ritirare il figlio

5- Nel caso di insegnamenti curriculari (ad esempio Scienze Naturali, che comprende nozioni sul corpo umano e le sue funzioni, compresa quella riproduttiva) si raccomanda ai genitori di vigilare con grande attenzione, intervenendo sul singolo insegnante e/o sul dirigente scolastico qualora scorgano impostazioni in contrasto con i propri valori morali e sociali di riferimento. Come sempre, più genitori si associano, maggiore è la forza di contrasto

6- Ad oggi l’insegnamento “Gender” è possibile soprattutto nei programmi di educazione all’affettività e alla sessualità, oppure nei percorsi di “Contrasto al bullismo e alla discriminazione di genere”. Si tratta di insegnamenti extracurriculari ed è in particolare a questi che si deve prestare speciale e massima attenzione

7- Il consenso/dissenso deve essere formulato per ciascun singolo percorso/progetto/insegnamento (non deve essere generico), va depositato in segreteria e deve essere protocollato

8- Il genitore ha il diritto di chiedere tutti i chiarimenti che vuole, coinvolgendo ogni istituzione scolastica, ad ogni livello: consiglio di classe, di istituto, dei professori, dirigente scolastico/preside

9- Si raccomanda di informare e coinvolgere le associazioni dei genitori: Age –segreteria.nazionale@age.it; Agesc – segreteria.nazionale@agesc.it

10- L’articolo 30 della Costituzione italiana e l’articolo 26 della Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo sanciscono il diritto dei genitori all’educazione ed istruzione dei figli: padri e madri hanno grandi poteri decisionali e, cercando di aggregare altre famiglie, la possibilità d’intervento sugli organismi scolastici diventa tanto più forte e positiva, soprattutto se sostenuta da un’associazione.

Un vademecum da seguire passo dopo passo. Ricordando che in ballo non ci sono principi morali e religiosi ma il più laico e universale dei diritti umani: la libertà.

 

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fonte: http://www.interris.it/2015/07/15/66381/posizione-in-primo-piano/schiaffog/gender-10-regole-per-difendere-i-nostri-figli.html

Gender: ideologia e totalitarismo – Parola di Hannah Arendt

 

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L’ideologia gender può entrare di diritto nei programmi curricolari delle scuole italiane, grazie a Renzi & Co.

Chi nega questo, nega alla radice l’esistenza dell’ideologia gender, che sarebbe un’invenzione dei “catto-fascisti omofobi”: a costoro abbiamo risposto in altra sede.

Qui andiamo a ribadire, non solo che l’ideologia gender esiste, ma che è il totalitarismo del XXI secolo. Lo ha detto anche il Papa. Sarebbe d’accordo con noi anche Hanna Arendt, una delle studiose più autorevoli in tema di totalitarismi.

Non serviva vivere in URSS, nel XX secolo, per sperimentare la prepotenza e la violenza di quella che alcuni hanno definito “l’inquisizione rossa”. bastava frequentare un qualsiasi liceo statale per vedere messo alla gogna chiunque non abbracciasse l’ideologia marxista: ai professori e ai presidi venivano bruciate le macchine, gli studenti venivano fatti oggetto di violenza cruda e non solo verbale.

Non c’era alternativa: o ci si schierava dalla parte dei “buoni” compagni, o si era automaticamente etichettati e ghettizzati (come minimo) come biechi fascisti (e ricordiamo che “uccidere un fascista non è reato”, così insegnavano alcuni docenti di lettere alla scuola media…).

Oggi si respira lo stesso clima a proposito dell’omosessualismo e del gender. Basta ormai dire che il gender confonde le menti dei ragazzini per essere tacciati di omofobia.

Tempi ci fa notare come il “genderismo” abbia tutti i requisiti che deve avere ogni totalitarismo, secondo una studiosa che davvero se ne intendeva come Hannah Arendt:

– l’ideologia,

– la massa da indottrinare,

– la polizia politica per tacitare chiunque dovesse resistere all’indottrinamento.

“L’ideologia gender integra perfettamente tutti e tre gli elementi previsti dalla Arendt:

– è una ideologia in quanto alla unitaria e naturale (vera, reale e concreta, NDR) sessuazione umana secondo il dimorfismo maschile/femminile sostituisce la scomposizione della frastagliata galassia dei generi di matrice costruzionista, cioè forgiata dall’insieme di volontà individuale e sociale (irreale, NDR);

– sfrutta intere masse da indottrinare, specialmente tramite manifestazioni di piazza, social networks, pubblicità, campagne stampa e televisive monotematiche;

– utilizza sistemi da “polizia politica”, poiché immediatamente accusa e condanna di omofobia ed intolleranzachiunque non si pieghi ai dettami del genderismo, come accaduto per esempio nel caso Barilla”.

Come ogni totalitarismo esige «Una dedizione e fedeltà incondizionata e illimitata […]. La fedeltà totale è possibile soltanto quando è svuotata di ogni contenuto concreto, da cui potrebbero naturalmente derivare mutamenti d’opinione» (H Arendt). Perciò si sanziona anche chi solo osa rilevare la banale verità, cioè che si è maschi o femmina e che per fare i figli e per il loro bene servono mamma e papà.

Prosegue Vitale, su Tempi, : “Reclamando la libertà di definire la propria identità, si contempla all’un tempo la negazione della altrui libertà di coscienza e di espressione come dimostra, tra i tanti casi citabili, il caso di don Emiliano De Mitri il cui profilo Facebook è stato censurato per aver egli dichiarato che non avrebbe rilasciato nulla osta per padrini e madrine di battesimo e cresima a coloro che, all’indomani della sentenza della Corte Suprema statunitense sulla “liberalizzazione” del same-sex marriage, avrebbero arcobalenizzato l’immagine del proprio profilo Facebook in sostegno della suddetta sentenza.

Il grottesco viene in essere allorquando si legge proprio la suddetta sentenza in cui la Corte Suprema che da un lato legalizza il matrimonio tra persone del medesimo sesso, dall’altro lato così sancisce: «Si deve mettere in evidenza che le religioni e coloro che aderiscono a dottrine religiose possono continuare a sostenere con la massima e sincera convinzione che in base ai precetti divini l’unione dello stesso sesso non può essere tollerata. Il primo emendamento garantisce che alle persone e alle organizzazioni religiose è data adeguata protezione per l’insegnamento dei principi così centrali nelle proprie vite e fedi e alle loro profonde aspirazioni a dar seguito alla struttura familiare che essi hanno a lungo osservato»”.

Dovrebbe spiegarlo, la buona Corte Suprema a Aaron e Melissa Klein, Jack Phillips, Daniel McArthur e la moglie Amy, Cynthia e Robert Gifford, Hezelmary e Peter Bull, Barronelle Stutzman, Paul Barnes , Crystal e Kevin O’Connor, e a tanti altri: cioè a tutte quelle persone che stanno soffrendo le conseguenze repressive derivanti dalla legislazione omosessualista e genderista americana grazie alla quale chi non partecipa e non collabora con l’organizzazione e la celebrazione dei matrimoni gay subisce multe salatissime e boicottaggio violento, tanto da dover chiudere la propria attività commerciale.

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fonte: http://www.notizieprovita.it/filosofia-e-morale/gender-ideologia-e-totalitarismo-parola-di-hannah-arendt/