Essere uniti a Cristo e portare molto frutto. Il tralcio e la vite.

Come si può pensare di portare frutti di vita cristiana al mondo se siamo totalmente recisi da Cristo, come un tralcio secco che è caduto dal tronco della vite?”

Commento al vangelo della V Domenica di Pasqua – Anno B

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Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci”.

Cristo è risorto. Questo è l’annuncio sul quale si fonda la nostra fede, la nostra speranza. Ora, però, che Cristo non più visibile in carne e ossa, come possiamo vivere nella fede della sua risurrezione? E come possiamo fare perché l’energia della sua risurrezione rigeneri la nostra vita e le dia nuovo slancio?

La prima condizione l’abbiamo imparata nel vangelo della domenica scorsa, quella in cui Gesù si proclama il Pastore Buono, che difende il suo gregge dai mercenari e dà la vita per esso. La prima condizione è che deve sussistere, fra ognuno di noi e Gesù, un rapporto intimo, profondo, totale; un rapporto che ci permette di sentire la voce di Dio che parla in noi e ci permette di distinguere questa voce da tutte le altre che si spacciano per Dio. Chi vive nell’intimità di Dio conosce la sua voce e segue solo lui.

La seconda condizione è che la nostra vita produca molto frutto, i frutti delle opere della fede. Per produrre questi frutti occorre che la vita del credente sia innestato nella vita del Cristo risorto, come il tralcio è innestato nel tronco della vite.

Dal tronco sale la linfa che dà vita al tralcio e lo nutre, in modo che il tralcio produca il suo frutto. Allo stesso modo, chi è profondamente innestato in Cristo riceve da lui, che è la sorgente della vita, la linfa divina che sale da lui e passa nelle arterie di tutto il nostro essere, e questa linfa divina è lo Spirito Santo. Essa, espandendosi in noi ci rigenera, genera nuova vita.

Chi rimane in Cristo ed è pieno di Spirito Santo possiede la grazia per produrre molto frutto, ossia le opere della fede. E sono queste opere che manifestano al mondo la nostra appartenenza in Cristo. Il mondo è più portato a credere quando vede le opere della fede e non solo una fede dichiarata ma vissuta solo a livello privato.

Ogni volta che scindiamo la nostra intimità con Cristo, crescono dentro di noi gli istinti primordiali di sopravvivenza e di sopraffazione. Il mondo ne ha già abbastanza di questo. Il mondo crederà in noi se vede i frutti della fede nella vita di tutti i giorni.

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