L’urgenza di tornare al “Primo Annuncio” del Vangelo

Siamo ancora preoccupati solo di come “attirare la gente in Chiesa”, come se il problema fosse solo di strategia di persuasione, marketing pastorale, un modo per convincere gente svogliata.

In realtà la gente oggi non è né svogliata, né stupida. Se viene, viene perché crede. Se non viene, anche se crede in Dio, non ritiene fondamentale venire in Chiesa, altrimenti bene.

Anche la scelta di non venire va rispettata, qualunque sia la motivazione.

La verità è che senza un nuovo “primo annuncio” del vangelo, diretto, dal linguaggio immediato, che sappia liberare la luce del vangelo e che apra la porta dei cuori a un “primo contatto” personale e intenso con Gesù Cristo, è assurdo aspettarsi che chiese si riempiano.

Anche quando dovessimo ritornare ad una “prima evangelizzazione” a tutto tondo, come ai primi tempi della Chiesa, le chiese non torneranno comunque a riempirsi.

L’opera di annuncio del vangelo fatta dagli apostoli, dai loro primi successori e dai primi cristiani non ha generato delle Comunità cristiane di massa. Erano Comunità di qualche centinaio di persone, almeno nelle città, di meno nei piccoli paesi.

Anche il cristianesimo del futuro non sarà più un cristianesimo di massa. Sarà un cristianesimo di scelte personali, non più di trasmissione sociologica e automatica dell’appartenenza alla Chiesa. Le grandi chiese e basiliche saranno meno piene ma dovrebbe essere una Chiesa più consapevole, più vera, più autentica.

Non ci saranno più cristiani solo di nome. Questi andranno a scomparire.

Il mondo di domani, a patto che la Chiesa tornerà a fare un’azione di “primo annuncio” del vangelo, sarà un mondo di credenti più autentici da un lato e di persone, anche buone e generose, ma che scelgono di non credere.

Molti di quelli che non crederanno saranno i persecutori di questa Chiesa rinnovata da una fede rigenerata.

Già oggi molti battezzati hanno abbandonato de facto la fede e hanno un tale disprezzo per la chiesa che hanno già incarnato i tratti di persecutori.

Dobbiamo fare i conti con questa realtà, scritta nella natura e nel destino della Chiesa.

Una Chiesa che crede, che prega, che annuncia è una Chiesa che attirerà su di sé persecuzione. È detto chiaramente da Gesù nel Vangelo.

È sarà una Chiesa di nuovo martiri.

Una Chiesa che non crede, che non prega e che non annuncia, oltre ad essere inutile e insignificante, non darà problemi a nessuno perché non potrà raggiungere le coscienze.

Ma non tutti quelli che non crederanno saranno nemici o persecutori. Vi saranno persone dall’animo nobile che non crederanno o avranno un’altra fede. Vi sono sempre state e sempre vi saranno.

Resta la verità che senza ritornare a un primo annuncio del Vangelo la chiesa, nel tempo, generazione dopo generazione, andrà lentamente a spegnersi, fino a scomparire. Questa è la lezione della storia. È già successo in altre parti del mondo. Sta succedendo oggi in Europa.

La fede è la risposta alla crisi che la chiesa sta vivendo nel nostro tempo. La grazia che alimenta la fede passa attraverso la preghiera.

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L’ingrediente dell’inimicizia

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Si può non essere amici.
Ma non sta scritto da nessuna parte che bisogna essere nemici.
L’amicizia, infatti, non ha interessi a motivarla.
È un’espressione dell’amore.
L’inimicizia e il disprezzo, però, hanno sempre un interesse dietro.

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Discorso dei Papa per l’inizio del Sinodo dell’Amazzonia (7 ottobre 2019)

Una Chiesa che i media vogliono appaia sull’orlo di uno scisma, con un Papa in odore di eresia e debole, sotto attacco da qualunque giornale, corrente culturale, politica ed ecclesiastica che si identifichi con un “conservatorismo armato” e che accusa tutti gli altri di “modernismo”, si è presentata oggi con un Papa forte, consapevole e centrato.
Il suo discorso ha subito portato il Sinodo sul binario della fede.
E.C.

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Papa Francesco: discorso apertura Sinodo Amazzonia, “se qualcuno viene qua con intenti pragmatici è un peccatore”.

“Che differenza c’è tra le piume sulla testa e i copricapi dei capi dicastero?”

“Se qualcuno viene qua con intenti pragmatici, è un peccatore e si converta”. Lo ha detto il Papa, nel discorso pronunciato a braccio, in spagnolo, durante la prima Congregazione generale del Sinodo per l’Amazzonia. “Non siamo venuti qua per inventare programmi di sviluppo sociale, per tutelare una cultura come fosse un museo, con uno stile non contemplativo, come si fanno le azioni di disboscamento”, il monito di Francesco.

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“Mi ha fatto tristezza ascoltare qui dentro un commento burlone su queste persone che girano con le piume in testa”, ha rivelato il Papa: “Che differenza c’è tra le piume sulla testa e i copricapi che usano gli officiali dei nostri dicasteri?”, l’obiezione di Francesco, secondo il quale “corriamo il rischio di approcci semplicemente pragmatici, quando al contrario serve contemplazione dei popoli, capacità di ammirazione dei popoli”. “Deforestazione, uniformizzazione e spogliazione: è un programma che non rispetta la poesia dei popoli, la realtà dei popoli, che è sovrana”, la tesi del Papa: “Andiamo a contemplare, a comprendere e a servire i popoli, e lo facciamo percorrendo un cammino sinodale, non una conferenza”.
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Fonte: AgenziaSir

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Per avere una idea dell’opposizione ideologica in atto contro il Papa, leggere i seguenti articoli:
https://www.radiospada.org/2019/10/sinodo-scacco-matto-di-ratzinger-e-lopposizione-conservatrice-finisce-allangolo/
https://www.liberoquotidiano.it/news/italia/13512333/vaticano-papa-francesco-contro-capitalismo-occidente-partito-economico-bergoglio-assisi.html

La semina.

Si dice che chi semina vento raccoglie tempesta.
Ed è vero.
Si dice anche che chi non ha seminato non può pretendere di impossessarsi del raccolto degli altri.
Anche questo è vero.
Ma la parola più bella è sempre quella di Dio:
“Chi semina nelle lacrime mieterà con giubilo” (Salmo 126)
Nel seminare c’è sempre speranza. C’è sempre saggezza e c’è bellezza.

Il capitolo della carità

Non sarà la notorietà che acquisti nelle grandi assemblee,
Non sarà il numero di volte che il tuo nome verrà citato di giornali.
Non sarà il numero degli applausi…
Non sarà il rimbombo dei tuoi proclami…
Non saranno le promozioni che avrai ricevuto né quanto potrai pavoneggiarti in mezzo agli uomini importanti.
Sarà la carità… Solo la carità.
E.C.