L’Ascensione di Gesù. Nel distacco la più intima vicinanza di Dio

Mediante il distacco di Gesù dai suoi, noi, ora, siamo obbligati a cercare Dio col cuore, non più con gli occhi, e lo troviamo presente in una Chiesa che sa vivere il comandamento dell’amore e irradia pace al mondo. È un nuovo rapporto con Dio che si crea, più interiore, più spirituale, più vero“.

Riflessione sul mistero dell’Ascensione di Gesù, a quaranta giorno dalla sua risurrezione. Anno B

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Oggi celebriamo la solennità dell’Ascensione. Contestualmente, ricordiamo l’invio in missione della Chiesa nascente, e di quella di ogni tempo, per annunciare che c’è un Dio, in cielo, che è Padre di tutti e “che ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio unigenito, perché chi crede in lui sia salvato”.

Per i discepoli, e per noi oggi, l’Ascensione può essere recepita come l’inizio del tempo dell’assenza di Dio, che ritorna al cielo, da dov’era venuto, e ora prende posto, per sempre alla destra del padre. È facile correre il rischio di vedere l’Ascensione come l’addio di Gesù anche se il racconto biblico ci dice diversamente.

Con l’Ascensione inizia una nuova pagina della storia della fede in Cristo, una nuova pagina della sua presenza in mezzo a noi, più intensa perché poggia su un progetto divino che ora si compie. E “beati coloro che crederanno pur senza aver visto”, dirà Gesù a Tommaso.

Noi tutti avevamo bisogno di questa partenza, di questo distacco, perché siamo sempre stati abituati al desiderio di un Dio che vogliamo vedere con gli occhi, che possiamo accostare e toccare e parlargli per chiedergli tutte le cose di crediamo di avere bisogno.

Per mezzo di questo distacco, Dio non è più “a nostra disposizione”, se mai lo è stato. E pur non essendolo mai stato, la tentazione di sentirlo a propria disposizione ha accompagnato la vita degli apostoli e ha caratterizzato la nostra fede.

Ora, invece, l’Ascensione rappresenta una benedizione. Gesù ascende al cielo e fa il suo ingresso portando con sé, nella sua persona, la natura umana, ora redenta e glorificata. Si riaprono le porte del cielo e, mentre noi possiamo alzare gli occhi e immaginare come sarà quando saremo al cospetto di Dio, scende dal cielo la gloria stessa di Dio che avvolge, sorregge e anima la vita e la missione della Chiesa: gloria che sarà portata dal vento dello Spirito Santo.

Mediante il distacco noi siamo obbligati a cercare Dio col cuore, non più con gli occhi, e lo troviamo presente in una Chiesa che sa vivere il comandamento dell’amore e irradia pace al mondo. È un nuovo rapporto con Dio che si crea, più interiore, più spirituale ma che si fa concreto nei gesti di amore capaci di trasformare il mondo, soprattutto quando incombono nuove minacce di guerra e di povertà sui popoli.

E mentre noi annunciamo con la vita che Gesù è il Signore, Egli ci promette che il suo non è un distacco, perché sarà con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Ora tocca a noi continuare la sua opera.

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