“I segni per credere ci sono. Se per gli apostoli si trattava dei gesti “straordinari” di guarigione e di espulsione del diavolo, oggi si tratta dei gesti, altrettanto straordinari di pregare e tenere l’unità della Chiesa per indebolire e annullare l’opera di satana e di prendersi cura amorevole dei malati e bisognosi, per amore di Cristo, presente in quei bisognosi”.
Commento al vangelo della XV Domenica del Tempo Ordinario – Anno B
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Gesù, nel vangelo di oggi, compie due gesti: chiama e invia. E dopo essere partiti, gli apostoli annunciano con autorità il Vangelo e guariscono i malati, con lo stesso potere di Gesù.
Prendiamo l’immagine del cuore, con i suoi due movimenti di contrazione ed espansione, esso spinge il flusso sanguigno in ogni parte del corpo garantendo l’ossigenazione delle cellule e, quindi, la vita stessa. Il cuore, come organo vivente, è una immagine della vocazione e della missione, nella Chiesa e della Chiesa.
Chiamata e invio. Non si può compiere l’opera di Dio e parlare di Gesù Cristo al mondo se Cristo non ci ha prima chiamati ad essere discepoli. Prima siamo discepoli, prima siamo cristiani che fanno praticantato seguendo le orme di Gesù. Dopo siamo inviati e lo siamo ognuno secondo la vocazione specifica ricevuta. Alcuni sono inviati nel loro stesso ambiente di vita e di lavoro per esseri testimoni dell’amore di Dio nei gesti della vita quotidiana. Altri sono inviati con una missione o consacrazione speciale per annunciare il Vangelo della salvezza.
La missione di questi ultimi inviati non ha confini geografici e non ha limiti di azioni o parole. Si tratta di dire al mondo con chiarezza siamo amati da un Dio che è Padre e ci ama tutti di amore eterno e infinito e che non vi è salvezza fuori di Gesù Cristo. Il messaggio è per tutti. Ma non tutti l’accoglieranno. Da qui deriva il gesto di scuotere la polvere dai sandali verso chi deride il vangelo e rifiuta l’annuncio della salvezza. I segni per credere ci sono: la guarigione dei malati. Ma “guarire”, oggi, significa anche riconoscere di essere chiamati, e inviati, a prendersi cura di chi soffre, per amore di Cristo, presente in quel povero.
Io posso un residence per anziani per fare business. In tal caso non faccio male. Offro un servizio chiedo il compenso per i miei servizi perché devo pur vivere di qualche guadagno. Ma tutto cambia se, aprendo un residence per anziani, oltre a riscuotere il giusto per il servizio dei malati e anziani e mantenere efficiente la struttura stessa, io ci metto tutta la carica dell’amore di Cristo, in modo tale che, ciò che faccio, lo sto facendo per amore al fratello o sorella che ne hanno bisogno e perché in questi fratelli più fragili splenda la gloria di Dio. Allora, e solo allora, posso dire che lo sto facendo per amore di Dio, in senso esplicito.
Oggi si va perdendo la coscienza che noi siamo prima chiamati ma per poi essere inviati. E stiamo riducendo la fede a una ricerca di soluzioni per i nostri guai. Dobbiamo riscoprire la verità che essere chiamati e inviati significa ridare vigore alla dimensione missionaria della vita cristiana, Ognuno secondo la chiamata che ha ricevuto.
Il segno della credibilità dell’apostolo è sua leggerezza. Si. Avete sentito bene. Il cristiano, se è credibile, lo è perché vive nella semplicità. Vive nella fiducia che non gli mancherà il pane. Non ha paura. Gli basta Dio. E sa che Dio non lo abbandonerà.
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