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In tal caso quella persona ha perso due volte: ha preso l’amicizia di chi gli ha voluto bene e ha perso l’opportunità di scoprire che dentro di sé, oltre a qualche normale insoluto, ci sono un mare di doni e di risorse che quell’amicizia poteva aiutare a venire fuori.
In questo tempo di fragilità umana, è più facile fuggire e chiudersi nella propria solitudine piuttosto che fare un cammino faticoso e liberante insieme.
Questo è solo uno dei aspetti della “crisi dell’umano” che caratterizza il nostro tempo.
L’amicizia vera, però, resterà sempre un faro e una “fonte di ri-umanizzazione” per chi la sa apprezzare.
E se l’amico abbandonato capisce cosa è successo, non porterà rancore e conserverà sempre l’affetto per l’amico perduto. Però nella sua vita porterà una ferita in più che prima non c’era.
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