Bisogna far scomparire il cristianesimo per rispetto delle altre fedi? Ma a chi fa veramente paura Gesù di Nazareth?

Una scuola del Nord proibisce di festeggiare il Natale e chiede di usare l’espressione “Festa della Luce”. In nome del rispetto delle altre fedi. Viene da chiederselo sul serio: ma a chi fa veramente paura Gesù di Nazareth?

Una scuola del nord che cambia il nome del Natale in “Festa della Luce”, per non “ledere” la sensibilità di chi professa un’altra fede. La fonte è il sociologo, Massimo Introvigne, responsabile in Italia dell’Osservatorio della Libertà Religiosa, in una intervista di Lucia Fiore, apparso sul sito di Radio Vaticana, il 23 novembre 2012. Ci si chiede come mai, per esempio, in quel crogiolo di nazioni, culture e religioni, forse non sempre pacificamente integrate fra loro, che sono Gli Stati Uniti d’America, ognuno professa pacificamente la propria fede. Certo, in una scuola pubblica degli USA non è possibile iniziare le lezioni con una preghiera alla Madonna. Ma se un gruppo di allievi della scuola pubblica, per esprimere i valori della propria fede, volesse fare un presepe in un corridoio (lì il presepe non è tradizione, è solo un esempio), nessuno lo vieta. Sarebbe visto e accolto come espressione della diversità e della creatività religiosa di una delle tante presenze. Così, allo stesso modo, all’approssimarsi del Natale cristiano, gli ebrei celebrano la festa dell’Hanukkah, la festa delle Luci. In tv non è raro sentire fare gli auguri di Natale ai cristiani e per la festa dell’Hanukah agli ebrei. Quando inizia il Ramadan dei musulmani, la notizia, anche in Italia, va su tutti i telegiornali. Non vi è nulla che impedisce la pacifica convivenza dell’espressione delle tradizioni religiose delle diverse religioni.

Allora cos’è che rende così minaccioso il cristianesimo? E perché a farne più problema sono, più che i fedeli di altre religioni, i figli di una nazione che porta nel suo codice genetico  le radici – almeno culturalmente, ma non solo – cristiane? A chi fa davvero paura Gesù di Nazareth al punto che si è disposti a fare, nei centri commerciali, presepi senza Gesù, Maria e Giuseppe, cioè presepi che rappresentano un paesaggio innevato. E un presepe senza Gesù, a quel punto cosa significa? Perché allestirlo? Ammesso che abbia un significato di qualche tipo, perché non farlo a febbraio, invece che a dicembre? Già… ai centri commerciali un presepe serve come attrazione per i consumatori e serve a Natale, e non a febbraio, perché Natale è il tempo delle super-vendite e dell’incremento del turbo-consumismo.

Davvero Gesù e il cristianesimo sono una minaccia tale, in Italia, per le altre fedi, al punto che è opportuno eliminare tutti i presepi, il nome del Natale, i crocifissi dalle aule e istituire, in una, dieci o mille scuole del nord, o di tutta l’Italia, una Festa della Luce, la cui origine risale a quel paganesimo? Questa “Festa della Luce” non richiama l’antica festa pagana del dio sole d’inverno, che si celebrava proprio il 25 dicembre, a cui i cristiani vollero sostituire il Natale proprio per celebrare Gesù, il loro sole, la luce del mondo?

C’è qualcosa di veramente maligno che sta avvenendo nella società italiana e che non ha nulla a che fare con le apparenze. E’ come dire: qualunque cosa, purché non sia Cristo. Qualunque compromesso, perfino un goffo ritorno a una sconosciuta usanza pagana. Purché non sia Gesù di Nazareth. Si faccia la Festa della Luce. Sostituiamo il Natale con una celebrazione pagana. Creiamo un rito religioso non cristiano. Inventiamoci una fede laica. Ci aveva già pensato la rivoluzione francese, imponendo ai vescovi di parogi di offrire sacrifici sacrileghi alla dea ragione, per celebrare la fine del cristianesimo e della civiltà cristiana. In nome dei valori della tolleranza e dei lumi della ragione. Avremo davvero risolto il problema del rispetto verso le altre fedi? No, abbiamo solo distrutto la fede cristiana, e creato una fede laica, in nome del rispetto di coloro che professano un’altra fede.

Un amico mi riferiva in questi giorni di un episodio accaduto in una scuola della Calabria. In nome del rispetto di alcuni alunni di fede musulmana, l’insegnante fece togliere una immagine della Madonna appesa alla parete. Di cui forse neanche gli alunni cattolici, forse, si accorgevano. Sono insorti i genitori degli alunni musulmani, colpiti dallo scandalo del poco rispetto che i cattolici hanno verso Myriam, cioè Maria, e hanno chiesto di rimettere l’immagine alla parete. Davanti all’indifferenza degli altri… cattolici.

A proposito del crocifisso nei luoghi pubblici, in Italia siamo a conoscenza della sentenza della Grand Chambre di Strasburgo del 18 marzo 2011 sul caso Lautsi contro L’Italia, che mette fine al divieto di esporre i simboli sacri del cristianesimo nei luoghi pubblici, in Italia?

(EC)

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A chi fa paura il presepe? Il sociologo Introvigne sul Natale “politicamente corretto” 

2012-11-23 Radio Vaticana

Nella cittadina di Caorso, in provincia di Piacenza, con la motivazione di non offendere i bambini stranieri, la direttrice di un istituto scolastico comprensivo ha pensato di eliminare il presepe ed altri riferimenti religiosi a 120 bambini per far vincere – secondo lei – il multiculturalismo. Lucia Fiore ne ha parlato con il sociologo, Massimo Introvigne, responsabile in Italia dell’Osservatorio della Libertà Religiosa, promosso dal Ministero degli Esteri italiano.
R. – Siamo di fronte a uno “sciocchezzaio” spesso neppure fondato su una conoscenza degli elementi di fatto. Ogni anno mi capita di intervenire su questi temi. Solo per rimanere alla mia regione, in Piemonte negli ultimi anni abbiamo avuto una scuola elementare che ha cambiato la parola “Natale” con “Festa della luce” – senza rendersi conto che per questo esiste un precedente ed è quello della Germania nazional-socialista – e un istituto scolastico che ha abolito il Natale per rispetto agli alunni cinesi prima di accorgersi che i pochi alunni cinesi presenti erano tutti cristiani!

D. – Togliere i riferimenti religiosi al Natale per concentrarsi su temi universali come l’amicizia e la fratellanza può essere questo un sano concetto di laicità?
R. – Credo proprio di no. Penso che chi fa queste proposte dovrebbe rileggersi le opinioni dei giudici della Corte europea e dei diritti dell’uomo in sede di appello nella sentenza Lautsi relativa al Crocifisso. Questi giudici ci dicono, con chiarezza, che proprio il riferimento a Gesù Cristo in un Paese come l’Italia – che, piaccia o no, è segnato così profondamente dalla cultura cristiana – anche ai non cristiani parla di temi universali come l’amore per tutti, il dare la vita per gli altri e il rispetto per ogni uomo.

D. – Si sentono discriminati questi ragazzi che non sono cristiani nel veder celebrare la festa?
R. – Chi si sente discriminato di solito fa parte di minoranze più spesso laiciste che non di altre religioni. Posso raccontare un altro episodio. Qualche anno fa proprio mentre a Milano alcune scuole pubbliche eliminavano il presepe o i fraterni “Buon Natale” per il presunto rispetto agli alunni musulmani, la scuola islamica – e io ci sono entrato quell’anno – proprio all’ingresso aveva un grosso cartello che augurava “Buon Natale”.

D. – Quale appello lancerebbe a chi ha preso questa decisione?
R. – L’appello è quello di riflettere sul deporre, per un momento, l’ideologia e fare prevalere quella che dopo tutto rimane una delle caratteristiche dell’ethos italiano, cioè il buon senso. Il buon senso, che è stato felicemente condiviso dopo i furori ideologici di primo grado dai giudici di appello della Corte europea dei diritti dell’uomo, ci dice che per gli italiani il Natale, la Pasqua, i riferimenti a Gesù Cristo, sono portatori di un messaggio universale che percorre tutta la nostra cultura, tutta la nostra letteratura, la nostra arte, la nostra storia, e che è un messaggio che fa appello ai valori più alti e nobili nell’uomo che come tale è stato condiviso e, di fatto, è condiviso da tanti non credenti.

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