“Stava morendo per la bomba atomica, chiese solo la Comunione”

hiroshima

La storia della giovane Nakamura San venne raccontata da padre Arrupe. Nei prossimi giorni il cardinale Turkson in Giappone per le commemorazioni dei bombardamenti atomici

domenico agasso JR – Vatican Insider 3/08/2013

torino

L’ultimo desiderio prima di morire agonizzante a causa della bomba atomica? Fare la Comunione. Anche in mezzo ai disastri e alle tragedie provocati dall’ordigno nucleare, la grandezza cristiana è emersa. La studentessa Nakamura San, con il corpo devastato dall’esplosione atomica, non ha avuto dubbi per la richiesta espressa con le ultime esili forze a padre Pedro Arrupe (Bilbao, 1907 – Roma, 1991), futuro Preposto generale dei Gesuiti, che in quel momento era missionario in Giappone, proprio a Hiroshima.

Sarà lo stesso padre Arrupe a raccontare la storia di Nakamura San. Mattino del 6 agosto 1945: “Alle 8,15 precise vidi scoppiare sulla città la bomba atomica, la prima della storia… In quell’istante io mi trovavo nel mio ufficio, insieme con un altro padre. Vedemmo la vampa sterminata dapprima: io balzai in piedi correndo alla finestra e in quel momento giunse fino a noi uno scoppio, non una gigantesca detonazione, ma qualcosa di assolutamente diverso, lo ricordo come una sorta di enorme muggito… Guardammo verso la città. Hiroshima non c’era più. Al suo posto ardeva un compatto braciere…”. Così i Gesuiti missionari a Hiroshima sono dovuti diventare medici, infermieri, chirurghi. Si sono trovati di fronte piaghe terrificanti, corpi consumati dal calore, deformazioni mostruose e orribili. Sono venuti a contatto con centinaia di vicende drammatiche.

Una è stata quella di una ragazza cattolica. “La studentessa universitaria Nakamura San, della mia parrocchia di Yamaguchi, era a Hiroshima il giorno della bomba. Mi mandò a chiamare. La trovai in una baracca, nessuno aveva voluto accompagnarmi fin lì, si limitavano a indicarmi dov’era. Prima di vederla, avvertii l’odore nauseabondo della carne devastata. Nakamura San giaceva al suolo, braccia e gambe stese, piedi e mani orribilmente gonfi. La carne ustionata lasciava vedere soltanto ossa e pelle. Era rimasta in quelle condizioni per quindici giorni. Nakamura San aprì gli occhi, mi riconobbe e mi disse solo queste parole che non dimenticherò mai: ‘Arrupe shimpusama, Goseitai, o motte irasshaimashita ka?’. Le trascrivo così come le ho sentite. Volevano dire: ‘Padre Arrupe, mi porta la comunione?’”.

Pregherà anche per Nakamura San, come per tutte le vittime dei bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki avvenuti nel 1945 (a Nagasaki il 9 agosto) il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, che si appresta a partire per il Giappone. Nel Paese del “Sol levante” sono in programma cinque giorni dedicati alla riflessione, alla preghiera e alla promozione della pace in occasione delle commemorazioni dei bombardamenti atomici. In particolare, il viaggio di card. Turkson si inserirà nell’iniziativa “Dieci giorni per la pace” promossa dalla Conferenza episcopale giapponese – tra il 6 e il 15 agosto – in memoria delle vittime delle bombe nucleari. Il Presule sarà lunedì ad Hiroshima, dove presiederà la s. Messa per la pace nella Cattedrale della città; martedì parteciperà a un incontro interreligioso dove pronuncerà un discorso sulla collaborazione reciproca nella costruzione della pace mondiale.

Mercoledì andrà a Nagasaki per prendere parte a una cena promossa dal Centro interreligioso per il Dialogo sulla Pace mondiale; giovedì, nell’ambito di una cerimonia commemorativa interreligiosa organizzata presso il “Ground-Zero Park” della città, card. Turkson reciterà una preghiera per tutte le vittime. Infine venerdì 9, sempre a Nagasaki, il presidente del Dicastero vaticano presiederà la Messa per la pace nel mondo.

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1 Comment

  1. La cattiveria dell’uomo da Hiroshima ai nostri giorni è cresciuta sempre più, anche se non con l’uso della bomba atomica usa mezzi e parole che fanno tanto male, ma crediamo saldamente in Gesù Eucarestia, che l’amore e la forza che può darci Lui, mai nessun essere umano potrà mai darci.
    La nostra pace, il nostro amore e l’amore verso il prossimo solo grazie alla fede salda in Gesù Cristo possiamo averla ed aprendo il cuore alla preghiera perseverante giorno dopo giorno. Alfredo


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