Essere sentinelle delle anime. Quando la correzione si può dire “fraterna”?

Siate sentinelle, non giudici. Sappiate vedere da dove appaiono i primi raggi benefici che preannunciano che Dio sta per visitarvi. Fatelo con amore. Fatelo per amore. Fatelo sempre”.

Commento alle letture della XXIII Domenica del Tempo Ordinario Anno A

Leggi le letture di questa domenica  QUI.

L’argomento di questa XXIII domenica del Tempo Ordinario è la correzione fraterna.

Nel Vangelo Gesù suggerisce alcune regole di base che sono presupposto per poter rimanere nella comunità quando le scelte comportamentali costituiscono una minaccia alla comunione stessa della Chiesa. Sono regole che, soprattutto, hanno come fine il recupero della persona che si pone fuori questa comunione.

Purtroppo, in un’epoca tutte le regole morali si sono liquefatte e il concetto di libertà è stato sganciato da quello di responsabilità, si va diffondendo l’dea che nella Chiesa ognuno è libero di fare ciò che sente di fare e quando sente di farlo. Non è vero.

Tutti sbagliamo. Ma quando siamo noi a correggere, come possiamo capire se la correzione è veramente “fraterna” oppure se non nasconde l’intento di umiliare o ferire l’altro? Il primo criterio è che la fede si conosce dalle opere, ossia da come uno vive. La correzione, perché sia fraterna, esige un sano timor di Dio e una vita coerente con lo spirito del vangelo.

Un altro criterio lo dà San Paolo: “Non abbiate tra di voi alcun debito che non sia l’amore vicendevole”. La carità, ossia l’amore stesso di Cristo. La carità che è la legge fondamentale del cristianesimo, il termometro col quale si misura l’evangelicità della correzione perché si possa dire “fraterna”.

Chi corregge nell’amore del Signore diventa una bellissima figura di “sentinella” delle anime, come emerge dalla prima lettura. Ezechiele è costituito sentinella per scorgere le prime luci che preannunciano che Dio sta per visitare il suo popolo, per annunciarlo, per preparare le coscienze e richiamare coloro che si sono allontanati dall’Alleanza.

Siamo chiamati ad essere anche noi sentinelle. Non giudici. La correzione fraterna è una questione di carità e può essere esercitata solo nella carità. Essa ci permette di ripristinare la verità delle cose, la giustizia ed edificare un mondo nella comunione in Cristo.  

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