Gesù e la fine del mondo nel pensiero di Benedetto XVI

La fine del mondo non sarà un’opera di distruzione i massa operata da Dio.
Gesù non è un veggente, ma l’avvenimento che rimane stabile

Angela Ambrogetti – Korazym 18 Novembre 2012

“Le antiche parole dei profeti hanno trovato finalmente un centro nella persona del Messia nazareno: è Lui il vero avvenimento che, in mezzo agli sconvolgimenti del mondo, rimane il punto fermo e stabile.” Benedetto XVI spiega così le parole del Vangelo di Marco proposto oggi dalla liturgia. Parole difficili per linguaggio e immagini di genere apocalittico che portano però ad una certezza. “Perché- dice il Papa- Gesù non descrive la fine del mondo, e quando usa immagini apocalittiche, non si comporta come un «veggente». Al contrario, Egli vuole sottrarre i suoi discepoli di ogni epoca alla curiosità per le date, le previsioni, e vuole invece dare loro una chiave di lettura profonda, essenziale, e soprattutto indicare la via giusta su cui camminare, oggi e domani, per entrare nella vita eterna.”

Nell’appuntamento consueto all’angelus domenicale, affacciato alla finestra del suo studio, il Papa spiega che le parole umane di Gesù “sono il vero «firmamento» che orienta il pensiero e il cammino dell’uomo sulla terra.” La potenza creatrice del logos è concentrata in Gesù. Altro che veggenti ed catastrofisti insomma, “anche nei nostri tempi -ha detto il Papa non mancano calamità naturali, e purtroppo nemmeno guerre e violenze. Anche oggi abbiamo bisogno di un fondamento stabile per la nostra vita e la nostra speranza, tanto più a causa del relativismo in cui siamo immersi”. Ma sicuramente la certezza della vita eterna è nella Parola di Dio che “non muta, e di fronte ad essa ciascuno di noi è responsabile del proprio comportamento. In base a questo saremo giudicati.”

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