La preghiera…

Chi prega riceve grandi doni dalla sua preghiera, prima ancora di ricevere quello che chiede. La preghiera calma i turbamenti dell’anima, assopisce la collera, scaccia la gelosia, spegne la cupidigia, diminuisce e inaridisce l’attaccamento ai beni di questa terra, procura allo spirito una pace profonda.

San Giovanni Crisostomo

Preghiera allo Spirito Santo

Si può cantare e danzare al ritmo di “Gesù è il Signore”. Pregare con il corpo è pregare con tutto se stessi. Chi ci aiuta a pregare con il corpo ci aiuta a pregare al ritmo dello Spirito Santo stesso. Ma se i movimenti del corpo non ci portano nelle profondità della nostra interiorità, dove siamo condotti dallo Spirito, come dentro a un deserto spitiuale, per fare i conti con i nostri insoluti, con le nostre ambiguità e contraddizioni e se non siamo disposti a lasciarci condurre verso la pace con Dio, con il prossimo e con il creato, quell’invocazione rimane priva di energia di salvezza. Poiché “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli (Mt 7,21).

E.C.

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SPIRITO SANTO - Preghiera_02

SPIRITO SANTO - Preghiera_03

scritta nel 2008

Preghiera del Venerdì santo

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Venerdì santo. Dopo il delirio del mondo che reclama la morte di Dio, l’unica preghiera possibile è il silenzio dell’anima. E l’ascolto – se mai questo sia possibile – del silenzio di Dio, e del suo pianto che riempie l’universo.

…. E l’Attesa…. un’attesa che svela che pur nel cuore delirante di onnipotenza c’è ancora spazio per la fede… fede vera. Non una fede di comodo, come in un mero pentitismo di mafia. E’ una fede che lavora nel cuore dell’anima per estirpare le radici del delirio che ha portato alla morte dell’Autore della Vita, e attendere quella Parola del Dio Silente e Misericordioso che non è ancora stata pronunciata. Quella del nostro nuovo inizio.

 

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Preghiera di consacrazione del presbitero. Ispirata al rinnovo delle promesse del giovedì santo

La seguente invocazione è ispirata alla preghiera di ordinazione presbiterale e alla rinnovazione delle promesse sacerdotali che i presbiteri fanno, il giovedì santo ,durante la celebrazione della Messa Crismale. È composta in modo che ciascun presbitero possa recitarla in qualsiasi momento, soprattutto durante i momenti di adorazione eucaristica, anche da solo, ma può essere adattata per essere recitata da più presbiteri.

 

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Preghiera nelle grandi prove. Per chi sente di non farcela più.

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Questa preghiera è ispirata alle numerose confessioni di persone che, durante il sacramento della riconciliazione, raccontano di situazioni di particolare sofferenza, avvertono di essere al limite delle loro forze oppure sentono vacillare la fede e chiedono un aiuto spirituale per sostenere le prove che devono affrontare.

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Ho bisogno di deserto per trovarti dentro di me

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Quella che segue, forse, non è una preghiera di immediata comprensione per tutti. È una esperienza di preghiera “profonda”. Essa nasce e matura nel profondo dell’anima, si direbbe… Ai confini dell’inconscio… Per cui il linguaggio può risultare molto diverso da quello di una preghiera popolare….

Questa preghiera nasce e si sviluppa all’interno di una particolare esperienza interiore….
Oggi la “desertificazione spirituale” di cui parlò Benedetto XVI, l’11 ottobre 2012, nell’omelia di apertura dell’Anno della Fede, a 50 anni dall’inizio dal Concilio Vaticano II, rappresenta un forte richiamo a ridare impulso alla vita interiore. Il Papa diceva:
“In questi decenni è avanzata una «desertificazione» spirituale. Che cosa significasse una vita, un mondo senza Dio, al tempo del Concilio lo si poteva già sapere da alcune pagine tragiche della storia, ma ora purtroppo lo vediamo ogni giorno intorno a noi. E’ il vuoto che si è diffuso”.

La preghiera che nasce dalla fede e che rafforza tutto l’uomo

(adattamento di un articolo di Carlo Molari, La logica della preghiera, sulla rivista Rocca, Assisi, 15.11.2010)

La preghiera è un atteggiamento spontaneo della religiosità umana. Lo stupore di fronte  al creato si traduce in lode, la gioia dei doni ricevuti  in ringraziamento, la condizione di necessità in supplica, il bisogno in invocazione. Secondo, quindi i diversi aspetti dell’esperienza umana, la dimensione religiosa dell’uomo fa fiorire molte forme di preghiera.

Quando la religiosità e il mondo di Dio sono anche il distintivo di una epoca e di una sua cultura – come lo fu il Medioevo – queste dinamiche sono accentuate. Oggi – in cui è l’uomo, anzi la sua tecnica al centro della cultura – queste dinamiche vivono complesse  modificazioni, fino a spegnersi. In realtà, un certo fuoco resta sempre sotto la cenere.

Dato però che nella religiosità al centro c’è l’uomo e il mondo della sua esperienza, la preghiera non è immune da ambiguità e da errori, che dipendono da una sbagliata  o inadeguata immagine di Dio e della sua azione. Questi errori sono tra le molte cause dello stesso ateismo, come afferma il Concilio:

“Nella genesi dell’ateismo possono contribuire non poco i credenti, nella misura in cui, per aver trascurato di educare la propria fede, o per una presentazione ingannevole della dottrina, od anche per i difetti della propria vita religiosa, morale e sociale, si deve dire piuttosto che nascondono e non che manifestano il genuino volto di Dio e della religione” (GS 19).

Essendo questo ateismo “un fenomeno non originario, ma derivato”, esso sfida la nostra maturità spirituale. Continua infatti così il Concilio:

“Il rimedio all’ateismo, lo si deve attendere sia dall’esposizione adeguata della dottrina della Chiesa, sia dalla purezza della vita di essa e dei suoi membri. La Chiesa infatti ha il compito di rendere presenti e quasi visibili Dio Padre e il Figlio suo incarnato, rinnovando se stessa e purificandosi senza posa sotto la guida dello Spirito Santo. Ciò si otterrà anzi tutto con la testimonianza di una fede viva e adulta, vale a dire opportunamente formata a riconoscere in maniera lucida le difficoltà e capace di superarle” (GS 21).

La prova di un’epoca areligiosa ci chiama in causa e ci serve, quindi, per purificare la nostra religiosità e illuminarla con la luce del Vangelo e con l’esperienza della vita di Gesù.

La preghiera, soprattutto quella di domanda, non serve per far conoscere a Dio ciò di cui abbiamo bisogno, né vuole sollecitarlo a fare qualcosa che non sta facendo, ma è ordinata a cambiare noi che preghiamo, per essere in grado di capire ciò che la vita esige e di realizzarlo. Pregare è metterci in sintonia con l’energia creatrice che alimenta il nostro sviluppo di creature, rendendoci capaci di accogliere, esprimere e comunicare forza vitale in modo più profondo.

La preghiera per l’esercizio della fede che implica, amplia la nostra capacità di accogliere la forza vitale per diventare capace di agire in modo nuovo. La preghiera, in conclusione, non cambia Dio, ma noi stessi. Per questo non servono molte parole, ma molta concentrazione, come dice Gesù: «non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate» (Mt 6,8).

La continuità della preghiera è necessaria sia per la durezza del cuore da cambiare, sia per la ricchezza dei doni vitali da interiorizzare. Più infatti cresciamo interiormente, più la vita si espande e aumenta l’esigenza di aprirci al flusso dello Spirito per accogliere e far fiorire i suoi doni. Gesù insegnava a pregare sempre (Lc 18,1), non tanto dicendo formule, quanto incontrando Dio.

Nel cosmo e nella storia Dio non fa nulla in più di ciò che operano le creature. La forza creatrice non agisce accanto o al posto delle cose o delle persone, ma le alimenta in modo che esse siano e possano operare. Noi sviluppiamo pienamente la nostra dimensione interiore quando viviamo secondo questa consapevolezza. La preghiera è appunto il metodo per realizzare la piena sintonia con l’attiva presenza di Dio in noi in modo da far fiorire compiutamente le sue diverse dimensioni.

Siccome opera nel cosmo e nella storia sempre e solo attraverso creature, Dio assume i loro limiti, sia spaziali che temporali. Egli esprime attraverso di loro solo ciò che esse sono in grado di portare. Il dono di Dio, perciò, si sviluppa nel tempo e non può essere accolto totalmente in un istante. Dio, perciò, nella storia umana e nel cosmo può esprimere la sua perfezione solo a piccoli frammenti nella successione degli eventi storici. Dio è onnipotente in sé e nel compimento finale quando sarà tutto in tutti (l Cor 15, 38).

Tutto è dono e resta sempre tale. L’uomo non diventa mai il Vivente. La condizione per realizzare una interiorizzazione piena è la consapevolezza che la creatura è un nulla attraversato continuamente da una forza creatrice, un vuoto in cui risuona sempre una Parola originaria. Quando la persona opera con tale convinzione, si lascia investire dalla forza creatrice e consente alla Parola di attraversarla, rendendola viva. Anche le sue contraddizioni pian piano si dileguano. La preghiera esercita allora la sua completa funzione.

Pregare in segreto

Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”. (Mt 6,5)

 La vera preghiera. Il Padre Nostro

Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così:  Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;
venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male.

Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.

Preghiera e silenzio per arrivare alle anime (Madre Teresa di Calcutta)

Madre_Teresa

Il nostro tempo ha bisogno di silenzio. Il nostro tempo è tempo di uomini e donne troppo aggressivi, pronti ad aggredirsi ad ogni minimo cenno, senza neanche più un perché. Senza silenzio interiore non ce la faremo a ritrovarci… a ritrovare la radice di noi stessi, a ritrovare il senso delle cose, la bussola della vita, l’equilibrio mentale e affettivo, e guardare il mondo con occhi nuovi. Senza silenzio interiore siamo destinati a distruggerci. Nel silenzio possiamo sentire nascere dentro di noi il seme di qualcosa di nuovo, suscitato dallo Spirito di Dio, che ci spinge verso la vita, la concordia, la pace, l’unità. E’ questa la nostra vera vocazione. Ma senza silenzio non riusciremo a sentire questa voce interiore. (EC)

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Più riceviamo nella preghiera silenziosa,

più possiamo dare nella nostra vita attiva.

Abbiamo bisogno del silenzio

per essere in grado di arrivare alle anime.

La cosa essenziale non è ciò che noi diciamo,

ma ciò che Dio dice a noi e attraverso di noi.

(Madre Teresa di Calcutta)