L’Ascensione di Gesù apre a nuovi e sorprendenti livelli di intimità con lui

Commento al vangelo della Domenica dell’Ascensione

Leggi il vangelo qui: Mt 28,16-20

Sono passati 40 giorni dalla risurrezione di Gesù. In questo tempo, Gesù ha accompagnato i discepoli in un viaggio interiore alla scoperta della sua nuova condizione di risorto e del suo significato.

Ora, però, anche questo viaggio è terminato. Ma per i discepoli non è ancora tutto chiaro.

Essi non riescono ancora a capire come la risurrezione di Gesù si relazioni alle loro vite, alle loro tante domande e soprattutto a quei sogni che si sono spezzati il Venerdì Santo sulla croce.

Ma questo non è più tempo di domande. È arrivato il momento che Gesù ascenda al cielo e prenda il suo posto alla destra del Padre. E alle domande che essi continueranno a fare, Gesù non risponde. Gli apostoli stanno ancora cercando una comprensione razionale del mistero. Ma i misteri divini non si possono “possedere” con la ragione. Inizia, invece, Il tempo di un nuovo rapporto nuovo con Gesù, il tempo della conoscenza per mezzo della fede.

Fede non è avere la spiegazione a tutto. È sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda del pensiero di Dio, sentire che Dio ha in mano il timone della storia e poi svolgere, ognuno, il proprio compito in questo tempo che si apre davanti a noi, consapevoli di essere sotto la guida dello Spirito Santo.

Davanti al timore che l’ascensione possa essere un allontanamento, un distacco definitivo di Gesù, egli dirà: “non abbiate paura, mai. Io sarò con voi, fino alla fine del mondo”. 

Questa grande promessa, però, non è detta solo per consolarci in mezzo ai guai della vita. È legata al mandato che Gesù dà ai suoi apostoli e a cristiani di ogni tempo: “Andate e fate miei discepoli tutte le nazioni, battezzandole…”. Il nostro compito non è solo credere che Dio esiste, ma essere cristiani che annunciano con la loro vita la fede in Cristo.

Sono passati 2000 anni. Abbiamo ancora tante domande e la nostra fede è sempre fragile. Preferiamo stare tranquilli nei nostri spazi protetti piuttosto che rischiare il giudizio o la derisione del mondo perché ci esponiamo ad essere annunciatori.

Il nostro è un tempo di missione a 360°. È tempo di affrontarlo con una rinnovata forza che viene dal vangelo, con la fiducia che Dio non ci abbandona e un grande amore per il mondo.

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