Geremia e Pietro, chiamati a servire. E a fare i conti con il mistero della croce

Ci sono momenti in cui vorremmo fuggire da Dio perché il peso della croce sembra farsi troppo pesante. Il punto è che non avremmo dove fuggire, perché dovunque andremmo, il suo amore e la sua chiamata ci ha già preceduti.

Commento al vangelo della XXII domenica del Tempo Ordinario – Anno A 2023

Leggi il vangelo   QUI.

Geremia e Pietro sono i due protagonisti delle letture di questa domenica. Ciò che lega la prima lettura al vangelo è il tema della chiamata, della sequela e di ciò che esigono alla coscienza del chiamato.

Geremia quasi si sfoga riflettendo sulla sua vocazione, dicendo di essere stato sedotto dal Signore senza che lui potesse resistere. Ha ceduto al Signore e ora vive la sua vita costantemente minacciato di morte e avvilito, perché deve annunciare la parola di Dio a una generazione sorda e ribelle. È deriso, incompreso, imprigionato, e, in un attimo di sfogo vuole una via di uscita. E così decide di non pensare più a Dio. Ma Dio ha messo dentro di lui il fuoco di un amore che lui non riesce ad estinguere. Anche se scappasse da Dio, non avrebbe dove andare, perché si ritroverebbe avvolto dal suo amore ovunque vada.

Pietro, carico di entusiasmo per aver indovinato (si passi la parola) che Gesù non solo un profeta ma addirittura il Figlio del Dio vivente. Ora sembra che nessuno possa fermarlo. È pieno di idee, di progetti e comincia a immaginare, a costruire nella sua mente ciò che verrà. Gesù lo ferma e annuncia che la sua missione vede come punto di arrivo la croce, non la gloria del mondo.

Pietro crolla, si ribella, non accetta, ci ricorda in qualche modo Geremia. Entrambi entrano in questa lotta con Dio perché si rifiutano di accettare che la via di Dio debba passare per la prova, spesso dura. Per Geremia la croce e i romani erano una qualcosa di ancora inesistente, lontani in un tempo ancora da venire, ma il mistero che la croce rappresenta non ha confini di spazio e di tempo. Entrambi gli uomini di Dio, in modi misteriosi e differenti, ne faranno esperienza.

Chi è colui che si rifiuta a stare dietro a Gesù ma vuole stargli davanti? È satana. Per questo Gesù sgrida Pietro e gli ordina di passare dietro. E lo chiama col nome di colui la cui “missione” è dividere, mettersi di traverso, opporsi, impedire, mettersi davanti a tutti. In questo richiamo a Pietro è satana colui che Gesù sta cacciando dalla sua vita, perché sta tentando di mettersi di traversi e impedire a Gesù di compiere la volontà di Dio.

Essere stati chiamati alla vita cristiana è la cosa più bella che possa esserci mai capitata. Ma dobbiamo ancora imparare a fare i conti con la croce. Ma senza la croce, non vedremo mai Dio.

A tutti coloro che in questo momento vivono portando una particolare croce nella loro vita e si sentono disorientati e scoraggiati, invito a unire quella croce a quella di Gesù e a non abbandonare la fede. Quando noi recitiamo il credo noi non diciamo “spero che ci sia un Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e la terra”. Diciamo “credo”. È la parola più potente che esista.

Mettiamoci dietro a Gesù e seguiamolo. Egli sa dove portarci.

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