Zaccheo: uno straordinario caso umano

Zaccheo

Una delle caratteristiche più diffuse della crisi di transizione epocale del nostro tempo consiste nello scoprire che il senso della vita non può essere dato dalle ricchezze materiali. Ci sono valori molto più profondi che vanno scoperti e coltivati. Chi ha fatto esperienza di una vita centrata solo sul denaro e sulla soddisfazione dei propri bisogni individuali è destinato, prima o poi, a scontrarsi col vuoto dentro la propria anima. E dentro quel vuoto rischierà di fare una esperienza terrificante… di solitudine, di nullità e di vertigini. Dentro quel vuoto ci si può perdere. Solo chi ha provato il vuoto di una vita senza direzione né progetto sa veramente raccontare come l’irruzione inattesa di Cristo rappresenti l’attimo della propria rinascita… la “Buona Notizia”, nel senso di “sconvolgente…. incredibile… tanto grande capovolgere tutti i valori creduti fino a quel momento, e provocare un terremoto spirituale e un cambiamento di vita. Questa fu l’esperienza di Zaccheo. 

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ZACCHEO. Un ebreo. Membro del popolo eletto da Dio. Un popolo caduto sotto la tirannia dell’impero romano.

Un ebreo opportunista. Sceglie di approfittare della situazione e si vende ai romani.

Diventa capo doganiere, esattore delle tasse.

E’ furbo, astuto, cattivo…

Vede negli altri solo opportunità di profitto.

Rende contenti i romani perché sa come spremere fino all’ultimo spicciolo alle famiglie già immiserite e depredate dalla voracità dei dominatori.

Conosce i meccanismi dalla grande finanza del tempo e approfitta di ogni occasione per depredare e arricchirsi.

Ad un certo punto passa Gesù.

Uno stuolo di poveri, malati e disperati lo seguono.

Lui vuole vederlo. Ma senza alcuna intenzione di convertirsi.

E’ piccolo di statura…quasi ad indicare la bassezza della sua statura morale.

Sale su un albero. Poi… all’improvviso… sente la voce di Gesù rivolgersi a lui. Il corteo si ferma.

Tutto tace. la gente aspetta. Non capisce.

Gesù alza gli occhi verso i rami di un albero e tutti lo vedono.

Zaccheo sente chiamare il suo nome. E’ la voce di Gesù… la voce di Dio. “Voglio entrare a casa tua!”

Quella voce non solo entra nella casa di Zaccheo… ma squarcia il muro di immoralità e corruzione e penetra nella zone più profonde della sua anima.

Lo sconquassa. Lo tormenta. Provoca in lui una improvvisa e violenta crisi di coscienza.

All’improvviso Zaccheo vede passare davanti a sé le scene di una vita dissoluta, vissuta senza significato e da traditore verso il suo popolo. La crisi arriva al punto in cui esplode in pianto:

“O mio Signore. Restituirò tutto. Anzi, più di quello che ho rubato. Resterò povero e nei debiti ma non posso tollerare più i volti dei padri disperati ai quali ho tolto il cibo per i figli. Diventerò un benefattore… ma non mi chiamerò mai così, perché sto solo restituendo ciò che ho tolto e il di più che non ho tolto è per la gloria di Dio. Un uomo onesto. Ma non datemi mai il premio Nobel come benefattore dell’umanità.

Il solo fatto di averti incontrato è il mio premio… la mia salvezza. Non voglio altro”.

(E.C.)

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